MUSICA




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Il computer che cancella la guerra - di Mina - La Stampa - 27.09.09

Il computer che cancella la guerra - di Mina - La Stampa - 27.09.09


Chi si aggirasse tra i viali della Stanford University di Palo Alto, dove normalmente si respira aria di futuro, potrebbe imbattersi in un certo B. J. Fogg. Ha l’aria svagata di un sognatore, ma, nello stesso tempo, il piglio cocciuto del Pensatore di Rodin. È convinto che la tecnologia può tutto o quasi e studia come usare il computer per cambiare certi vizi dell’uomo. Si sta accanendo nell’impresa di convincere il mondo ad abolire la guerra.

Il cervello, inteso come organo contenuto in una scatola cranica, da quando è esistito e ha provato a lavorare, non c’è mai riuscito. B. J. pensa che sia necessario un cervello artificiale per scalzare l’ostinazione di quello naturale.

Il risultato si basa sulla possibilità che l’uno sia più potente dell’altro. Paradossale? Può darsi. L’uomo di oggi, così eclettico e fantasioso, così biologicamente evoluto, rimane però fossilizzato nei propri schemi beceri e meno che animali quando si tratta di relazionarsi con ciò che sta fuori da lui. Non riesce a rispettare gli altri uomini, l’aria che respira, l’arte che ha prodotto. È, quindi, costretto ad architettare un qualsiasi marchingegno capace di una forza superiore alla propria. L’inventato deve poter migliorare l’inventore. Captology, nel senso di Computer As Persuasive Technology, fa capolino come scienza per questo obiettivo. B. J. Fogg è il suo guru.

Vuole realizzare un antidoto a quella brutta abitudine di usare carrarmati, bombe, fionde, archi, fucili, napalm, invece che parole e cultura. Come quelle medicine che se perseveri in un vizio che ti vuoi togliere ti fanno venire la nausea, usciranno dal video di un computer immagini e suoni che fermeranno la mano di uno che sta per firmare una dichiarazione di guerra, di uno che sta facendo disegni per nuove armi. Il guru dice che in trent’anni ce la fa. In una specie di ipnosi collettiva e totale, tutti saranno buoni e rispettosi e i pacifisti, superati dalla tecnologia, non dovranno più manifestare. Sembra proprio che siamo arrivati all’ultima spiaggia della ragione. Dai black bloc ai Presidenti degli Stati Uniti, da un italiano a un talebano, da un ladro armato all’esercito cinese, tutti abbiamo bisogno di una suggestione inebriante che inverta le nostre propensioni. Allora ben venga quel fumino che si sprigionerà dai monitor di Stanford e, sorvolando il mondo, risparmierà tutti i caduti di tutte le guerre possibili.
In un altro modo non si poteva, vero? Un abbraccio a Fogg, con tutto l’avvilimento possibile.