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Wess e l'Italia in bianco e nero

Wess e l'Italia in bianco e nero

di Germana Consalvi

Dici Wess e pensi a Dori Ghezzi e all’Italia degli anni Settanta. Pensi anche che il pubblico “ggiovane” del Belpaese forse non sa neppure chi sia, il cantante di colore Wess, nato negli Usa ma italiano d’adozione.

I più maligni probabilmente lo ridurranno a “meteora” del panorama musicale italiano di più di trent’anni fa. E un po’ di tutto questo è giusto. Però Wesley Johnson in arte Wess ora non c’è più: la morte lo ha colto all’improvviso, a 64 anni, mentre era in tournée in America.

Ricordare Wess è un po’ come ritornare a quell’Italia in bianco e nero, che premiò la bravura canora del cantante e della sua partner artistica Dori Ghezzi assegnando loro anche la vittoria di “Canzonissima” targata 1974 con la canzone “Un corpo e un’anima”.

Un anno prima dell’avvento della tv a colori. Il pubblico seguì il duo con complice curiosità e un pizzico di malizia. Un’atmosfera stile “Indovina chi viene a cena” (il celebre film del ’67 con il nero Sidney Poitier che s’innamora di una bianca). Perché nella società italiana di quegli anni e nella televisione che la rappresentava efficacemente l’artista di colore era visto soprattutto come “altro” e come un tocco di “esotico”.

Calamita di bravura e di bellezza, da Henri Salvador a Josephine Baker, da Rocky Roberts a Lola Falana. In quegli anni la televisione italiana arruolava tra i suoi ballerini anche la nera Carla Brait, ma chissà quanti la ricordano ancora. Così quando si presentarono loro due - lei bellissima ed eterea, lunga chioma bionda, voce suadente, lui ugola “black”, nerissimo, viso da pacioccone - l’attrazione degli italiani fu, per alcuni anni, quasi unanime.

«Se posso definirmi una professionista - sottolinea oggi Dori Ghezzi - lo devo a lui. Da Wess ho imparato il mestiere: lui era l’artista, io la corista. Rammento quel periodo come uno dei più belli e divertenti del mio lavoro».
Dici Wess e pensi all’ingiustizia delle leggi dello spettacolo in Italia, che troppo spesso “condannano” all’oblìo gli artisti solo per questione di età. Il bianco e nero della discriminazione, oggi, è anche questo. Eppure molti “veterani” le piazze le riempiono ancora. Non televisione e stadi da rockstar, ma piazze paesane, affollate di nostalgia e di memoria. Come negli Stati Uniti, patria dello show business, dove Wess infatti era ancora qualcuno.



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Wess e Dori Ghezzi - Noi due per sempre

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