MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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La Resistance dei Muse ci conquista fra sinfonie, Queen, Chopin & Yorke

Non è detto che su quel ramo del solito lago di Como dove Matt Bellamy passa da qualche anno metà del suo tempo accanto alla fidanzata italiana Gaia, il leader dei Muse non abbia letto del «Resistere» di Borrelli. «The Resistance», l'album del trio inglese uscito qualche giorno fa, nei suoi testi fa esplicitamente riferimento ai temi della protesta contro varie brutture del mondo. E lo fa con musiche sontuose, con un rock molto spesso operistico, accorato nei toni e nella sua interpretazione, con cambi repentini di atmosfere che passano dal loro tipico sound a un Notturno di Chopin o a citazioni dei Radiohead e dei Queen, per terminare con tre impegnative minisinfonie per orchestra che lasciano sconcertati soltanto i meno attenti alla saga del Trio e alla sua crescita tumultuosa, però coerente. Fra creatività e citazioni, l'album è assai godibile e ieri il terzetto è andato a presentarlo a «Quelli che il calcio»: «Ma è impossibile suonare dal vivo alla tv italiana», ha sospirato poi con noi il leader Matt, 31 anni, in una simpatica conversazione. Confessandoci che, per farsi beffe del playback, i tre si sono scambiati i ruoli nello studio tv: lui si è messo alla batteria ed è finita che la Ventura ha invece incalzato sulla fidanzata italiana il batterista Dominic, che aveva imbracciato la sua chitarra.
I Muse sono richiesti dal cinema, Matt. Vi siete offerti per il prossimo film di 007, ma Twilight è già il vostro mondo, e a novembre uscirà «New Moon», con la romanticissima «I Belong to You».

«L'autrice, Stephenie Meyer, mi ha confessato di essere una nostra fan, e ha detto che ci ascoltava mentre scriveva "Twilight"».

Come le è venuta l'idea di «The Resistance»?

«In Inghilterra la gente è diventata cinica e infelice, con questo governo. A Londra abito vicino al Parlamento, vedo passare sotto casa ondate di cortei: poi torno in Italia, e ci penso su. Così l'album è su varie forme di protesta, ci si chiede quale sia il modo migliore di protestare: e c'è anche l'amore».

Lei segue la politica italiana?

«Berlusconi è figo. Possiede tv e media, e ricatta i media. In Inghilterra, non sarebbe mai possibile».

Lei ha ficcato una lunga citazione di Chopin dentro «United States of Eurasia».

«Quel Notturno mi fa pensare a un bambino, ed è un contrappeso dentro un pezzo dedicato alla megalomania di Zbigniew Brezinsky, che intitolò un saggio "Come l'America gestisce l'Eurasia"».

La citazione dei Queen è quasi sfrontata...

«Qualunque band che ami l'opera guarda ai Queen. Io sono pazzo per la classica, in Italia ho scoperto Bellini, e Palestrina. Ho visto di recento la Butterfly alla Scala e da piccolo la Carmen all'Arena di Verona. Ma grazie a Mauro Pagani ho anche scoperto Massimo Ranieri e la tarantella, abbiamo registrato da lui alle Officine Meccaniche la parte sinfonica».

Rolling Stone, nella recensione di Resistance, ha scritto che lei ha una «fissazione seria per Tom Yorke». E' vero?

«Ma no. Però ho una voce naturalmente alta, dentro un corpo piccolo, come Thom o Jeff Buckley, la debbo rendere adatta al rock e viene fuori così».

Ha dei consigli da dare alle giovani band?

«Sono tempi duri, le etichette fanno contratti draconiani, ti fanno firmare pure per le magliette. Invece non bisogna proprio firmare, occorre affermarsi da indipendenti».

Sarete in concerto il 21 novembre a Bologna e il 4 dicembre a Torino. Come saranno la scena e le canzoni?

«Quattro musicisti classici saranno con noi, ma non faremo le tre sinfonie "Exogenesis", casomai poi all'aperto nel 2010. Sul set, avremo tre spazi, uno per ciascuno, che si muovono in alto e in basso. Per la grandeur però, aspettiamo l'anno prossimo».



Marinella Venegoni

www.lastampa.it