MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Che la campanella suoni - di Mina - La Stampa 13.09.2009

Che la campanella suoni - di Mina - La Stampa 13.09.2009


Blu no. Non mi piaceva. Perché aveva una tonalità che dava sul copiativo, come le matite. Verde neppure. Allora rossa. La carta per rivestire i libri nuovi del nuovo anno scolastico la compravo rossa. Leggermente lucida. E le etichette sempre grandi col doppio bordino blu scuro. Non era per proteggere, ma per personalizzare i libri, per renderli meno intimidatori ed estranei.

Ci voleva un pomeriggio intero per portare a termine l’operazione. Erano ore deliziose. Ottobre. L’aria di Cremona era tornata fresca e un leggero maglione era quello che ci voleva. Dalla cucina arrivava profumo di dolce in cottura che si mischiava con il gradevole odore della colla. Non ne ricordo il nome, ma era in un bidoncino con un piccolo alloggiamento per il pennello. Le forbici taglientissime che nascondevo e tiravo fuori solo per lavoretti di precisione come, appunto, quello di ritagliare a misura la carta rossa per i libri nuovi mi serviva alla perfezione.
L’aria che mi abbracciava era diversa, più densa. Era un robusto, solenne riparo perché c’eravamo tutti.

Anche gli amici erano tornati: il giorno dopo sarebbero ricominciate le scuole. La torta era pronta per il pranzo serale, i libri rosseggiavano sulla mia scrivania di ragazza felice di cominciare un altro anno scolastico. I risultati, poi, non erano un gran che, ma ricordo l’entusiasmo del ritorno. La strada, sempre la stessa, lungo la quale pian piano incontravo amiche e amici. Il gruppetto si faceva sempre più folto fino ad arrivare davanti all’Istituto Beltrami dove ci fermavamo ancora qualche minuto per gli ultimi racconti estivi. Era il nostro Capodanno. Più del 31 dicembre. Era l’inizio di un nuovo corso con propositi e promesse, ma senza champagne, ovviamente.

È passato qualche anno, ma i ragazzi sono sempre gli stessi. Con le stesse facce e la stessa voglia di riuscire a lasciarsi convincere che stanno lavorando per se stessi e non per compiacere i genitori. La vita, per i più colti, sarà statisticamente e probabilisticamente più lunga e un po’ più semplice. Questo calcolo non rappresenta il pensiero dominante di bambini col grembiule nero e il fiocco, fuori da un portone che aprirà al suono di una campanella. Eppure continuo a sognare che dietro quel portone vi sia una schiera di insegnanti illuminati, ansiosi di cominciare il percorso che produrrà uomini logici e liberi che non sbaglieranno i congiuntivi e altre sintassi nel rispetto dei loro simili. Io ne conosco uno. E, allora, che la campanella suoni!


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