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L'arte della gestione della memoria (da Elvis ai Beatles con videogioco) DI MARINELLA VENEGONI DA LA

L'arte della gestione della memoria (da Elvis ai Beatles con videogioco)



Il tema della gestione della memoria potrebbe diventare presto un ramo appassionante negli studi di marketing. Molti degli eroi di una stagione che volge al tramonto se ne sono andati, spesso prematuramente, lasciando un vuoto mai colmato che si fa irrimediabilmente mercato: mercato delicato, perché coinvolge da una parte i familiari del divo con la loro cultura, e dall'altra i destinatari di una vendita che non si vorrebbe basare solo sulla nostalgia, per incidere sulle generazioni più giovani e perpetuare quel bisogno di ascolto che si traduce in acquisto.

Dipende anche da chi non c'è più. Se la famiglia Presley ha investito in un santuario, Graceland, ora in crisi; se la famiglia Gaber ha intrapreso un percorso culturale di alto profilo; se la famiglia Battisti si accanisce contro chi voglia ricordare o solo mostrare l'immagine del mitico Lucio, a casa Beatles tutto è diverso perché ci sono quattro nuclei, e due protagonisti viventi (speriamo a lungo), uno dei quali soprattutto - Paul McCartney, anche l'unico in grado - ancora custodisce dal vivo il repertorio.

Il problema sono i nuovi fruitori. Sono passati 40 anni dalla fine dei Beatles, l'inedito uscito anni fa con la voce di Lennon sovrapposta era debolissimo: le famiglie hanno poi optato per una joint-venture con il Cirque de Soleil a Las Vegas, con le musiche di un disco patchwork, «Love», comunque bello. Il fatto che l'uscita ora, per la prima volta, dell'intero catalogo in digitale, sia parallela a quella di un videogioco di successo, «Rock Band», ad essi dedicato, mostra che tristemente eredi e sopravvissuti non si fidano più del semplice, stupendo repertorio e dei ricordi. Un segno triste, per il mondo occidentale ormai in preda ad amnesia: ma gli esperti di marketing saranno di certo d'accordo con la scelta delle quattro famiglie.