MUSICA




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Whitney, ritorna la leonessa DI MARINELLA VENEGONI

Whitney, ritorna la leonessa
Si risente la Houston dopo anni difficili, tra alcol, droghe e un marito violento
MARINELLA VENEGONI
MILANO
Preoccuparsi delle fanciulle tutte casa gospel e chiesa, tipo Whitney Houston. Potrebbero recuperare il fatale cammino delle mattane adolescenziali in età superadulta e con più danni, com’è successo a lei, che con 180 milioni di dischi venduti alle spalle, ci ha costretti ad aspettare una rinascita artistica per almeno 7 anni: non pochi, in quest’epoca in cui la musica fugge via così di corsa, da non dare spesso neanche il tempo di afferrarla. Comunque la quaresima è finita. Dopo le stranote vicissitudini della star (che comprendono il matrimonio con un poco di buono come Bobby Brown nel 1992, all’apice del successo, la nascita della figlia Kristina nel ‘93, un sacco di botte da parte del virtuoso marito in tutte le epoche, un reality allucinato in famiglia, la discesa nel tunnel della droga, il divorzio nel 2006, l’entrata in clinica per disintossicarsi) l’artista che ha 46 anni ormai, esce con il cosiddetto disco della rinascita, in rete e nei negozi da oggi: e bisogna ammettere che la curiosità è generale.

S’intitola I Look To You, è nell’aria da almeno due anni, è stato tenuto a bagnomaria finché ogni dettaglio è risultato maniacalmente curato, com’era giusto che fosse, da parte di Clive Davis, l’ultraottantenne discografico leggendario che scoprì Whitney nell’83: di lui, la Sony non riesce a liberarsi perché, ogni volta che lo manda via, quello mette in piedi un’etichetta e lancia successi, costringendoli a riassumerlo. Bisogna ammettere che la premiata coppia Whitney-Davis il botto lo farà, dopo tanta sofferenza: l’album di undici canzoni è un’accortissima mistura di pezzi di gusto contemporaneo e di canzoni eterne, a partire da quella che dà il titolo all’album, ballad intensa ma non diabetica, scritta da R.Kelly. Struttura semplice, canto sincero ed ispirato.

Ma la cosa assurda è che la voce della Houston sembra di una persona diversa rispetto a quella che avevamo nelle orecchie parecchi secoli fa, con I Will Always Love You e simili. E’ anche d’uopo dimenticare il tristissimo spettacolo del suo concerto in piazza Castello a Torino nel 2005 sotto la neve, durante le Olimpiadi invernali, l’arrancare penoso delle corde vocali, e concentrarsi su questa nuova artista matura, non più usignolo ma neanche sputapolmoni, con una cifra espressiva più asciutta e decisa: è capace di vocalizzi e virtuosismi però non fa come Sangiorgi dei Negramaro, se ne allontana di fretta (non si sa se per scelta o impossibilità).

L’album molto autobiografico, tutto pensamenti, redenzioni, lotte interiori, si apre con Million Dollar Bill, un pezzo club prodotto da Alicia Keys e Beatz, e prosegue alternando atmosfere elettroniche (Nothin But Love, dance con tremendo «sha-la-la»), canzoni d’amore patinate (la mid tempo Call You Tonight), titoli d’effetto (I didn’t Know My Own Strengh della Warren, prodotta da David Foster che fu anche il produttore della felicissima colonna sonora di Bodygard, il film con Kevin Kostner del 1992); c’è un duetto carino con Akon, uno dei blasonati autori contemporanei, copiosamente chiamati al capezzale della convalescente diva. S’immagina dietro tutto questo un lavoro di ricostruzione vocale molto duro, e una fatica parallela di marketing, per ripresentare come perfetta sulle scene quella che fu una vera icona mondiale negli 80 e 90. Ovviamente, in questa fase lieta e speranzosa, di tutti gli innumerevoli guai passati non si fa parola. Nelle note che accompagnano l’album, Whitney racconta anzi un’altra storia, che non pare neanche la sua. Dice che non pensava di ritornare a cantare: «Volevo fare la mamma. E quando Clive mi chiamò e disse: sei pronta? io risposi: pronta per cosa? Non ero particolarmente contenta della strada che aveva preso l’industria discografica o della musica che sentivo». Sta a vedere che è stato per colpa della discografia e della musica, e non per Bobby Brown, che la bella cantante gospel è discesa agli inferi.

Re: Tra le tracce la cover di "A song for you"

Nelle sue irripetibili ormai performance vocali in acclamatissimi concerti dei tempi che la consacrarono stella la Houston era solita iserire in scaletta il classico di Leon Russell "A song for you" che conosciamo perfettamente nella versione italiana di Mina "Quasi come musica".Per il suo ritorno discografico ha inciso la sua rilettura in studio andando ad aggiungersi alla folta schiera di artisti che da tre decadi hanno inserito questa poesia in musica nel loro repertorio.Ciao Michele

A mio parere chi ha reso al meglio "A Song for You" è stato Bublè

A mio parere chi ha reso al meglio "A Song for You" è stato Bublè accompagnato da Chris Botti. Whitney Houston la snatura con i suoi virtuosismi, la Aguilera ha letteralmente ammazzato la canzone, Beyoncè ha fatto appena un po' meglio e quanto a Mina ne fa una versione troppo intimista, forse a causa di un testo molto bello, ma traduzione assolutamente infedele di Daiano e Gino Paoli, che si distanzia del tutto dall'originale di Russell. In "Quasi come musica" prevale la nostalgia, mentre il testo originale prevede più drammaticità, un'interpretazione a voce piena, soprattutto nel finale.




A SONG FOR YOU

I've been so many places in my life and time
I've sung a lot of songs and I've made some bad climbs
I've acted out my life in stages with ten thousand people watching
Oh, but we're alone now and I'm singing this song for you
I know your image of me is what I hope to be,
I've treated you unkindly
Oh, but can't you see that, there's no one more important to me
So Darling, can't you please see through me, 'cause we're alone now
And I'm singing this song to you.
And you taught me precious secrets of a truth withholding nothing,
You came out in front and I was hiding
But now I am so much better
So if these words don't quite come together, please listen to the melody
'Cause my love is in there somewhere hiding
I love you in a place where there's no space or time,
And I love you for my life 'cause you are a friend of mine
And when my life is over
Remember when we were together
We were alone, and I was singing my song for you
And when my life is over
Remember when we were together
'Cause we were alone, and I was singing my song for you


UNA CANZONE PER TE

Sono stato in così tanti luoghi nella mia vita e nel tempo
Ho cantato tante canzoni e ho fatto alcune brutte arrampicate
Ho recitato il mio amore in teatri con diecimila persone a guardare
Ma adesso siamo soli e sto cantando questa canzone per te
So che l'immagine che hai di me è ciò che spero di essere,
Ti ho trattata sgarbatamente, ma non puoi vedere
che non c’è nessuno più importante per me?
Cara, per favore, non puoi guardare dentro di me?
Perché adesso siamo soli e sto cantando questa canzone per te.

Mi ha insegnato i preziosi segreti della verità non rifiutando niente
Ti sei rivelata a me ed io mi nascondevo
Ma ora sto molto meglio e se le mie parole risultano slegate
Ascolta la melodia, perché è lì che da qualche parte è nascosto il mio amore

Ti amo in un luogo dove non c’è spazio o tempo,
E ti amo perché nella mia vita tu sei un'amica
E quando la mia vita finirà
Ricorda quando stavamo insieme
Perché eravamo soli e cantavo la mia canzone per te



(Traduzione letterale di Paolo Driussi)

Mina - Quasi come musica

Quasi come musica




Se fossi solamente
un'abitudine,
il caldo che ti resta
dopo che il sole va,
e nuvole che il vento unisce,
la sbronza che non può passare,
potrei davvero io
non amarti più.
Se fossi come un sogno
che non ricordi più,
fiore dentro il libro
di matematica,
la quiete dopo la tempesta,
stanca fine di una festa,
potrei davvero io non amarti più.
Ma tu non sei mai niente,
non somigli proprio a niente,
sei fatto per me,
ma non so come.
Sei sempre molto meglio
di quel che mi viene in mente,
quasi come musica.
La tua vita sì è insieme a me.
Ma non so come dire
quello che c'è tra noi,
cercando posso dire
le frasi che tu vuoi
ma non sarà abbastanza,
io non so proprio vivere senza,
quasi una musica
la vita insieme a te.
Quasi una musica
la vita insieme a te.

E invece a mio parere la versione più completa e bella, è quella di Mina

A parte che non hai citato la versione di Leon Russell che è quella originale o sbaglio? E poi nemmeno quella di Ray Charles? Ad ogni modo per me la versione più bella, la più giusta, la più perfetta, la più appasionata e la più completa è proprio la versione in italiano che ha fatto Mina nel 1975 di poco distante da quella di Leon Russell che è del 1970? Cosa centra prendere il testo in italiano? Anche per Bugiardo e incosciente , Mina scelse la versione fatta da Paolo Limiti che non era la traduzione originale. Non è questa canzone, uno dei tantissimi capisaldi della carriera di Mina? Ed anche per Quasi come musica seppur nascosto nel disco La Mina, tutti i suoi ammiratori ne conoscono ed amano la sua versione per come l'ha intepretata, ad esempio quando suona il sax si sente Mina esprimere vocalmnente il suo entusiamo per questa musica. Mina ha inciso tre canzoni di Leon Russel che sono nell'ordine: Delta Lady nel 1972, Quasi come musica(A song for you) nel 1975 e This masquerade nel 1988 e tutte e tre le ha rese molto particolari e belle.
Arrivi tu e come al solito cambi le carte, nel dire la tua su una delle più note e tra le preferite cover di Mina da tutti i suoi ammiratori?
Ciao
Luigi

A dire il vero io parlavo di traduzioni

Luigi, parlavo di una traduzione che, pur bella, inevitabilmente costringe ad una chiave interpretativa diversa.
"A Song For You" è una canzone che ha quasi quarant'anni ed ha avuto molitssime interpretazioni. Io ho osservato che Il testo scritto da Daiano e Gino Paoli per "Quasi come musica" disattende l'orginale che porterebbe ad intepretazioni più sofferte, quasi drammatiche, e ne fa un'altra cosa.
Lodo l'intepretazione di Mina, avendo a disposizione quel testo, però, dal momento che Daiano e Paoli ne hanno fatto un'altra cosa, non può essere comparata con le altre versioni. E' bella, ma rimane a sè stante.

Se Mina avesse cantato in inglese, sono sicuro, che conscia di quanto cantava, anche la sua chiave interpretativa sarebbe stata diversa.

Anche I Carpenters hanno inciso "A Song for You", piegandola al loro stile. Gradevole, ma quasi zuccherosa.

Il ricordare "La Tieta" (e se vuoi "Romance del Curro El Palmo") non giova alla causa. Paolo Limiti si è inventato situazioni totalmente diverse da quelle dei testi di Serrat.
In "La Tieta" Serrat parlava della solitudine di una vecchia zitella prossima alla morte che mette via i soldi per il suo funerale, in "Romance del Curro" parla dell'amore non ricambiato di un nano-buffone per una ballerina.
La prima è diventata "Bugiardo e incosciente", la seconda è diventata "Ahi, mi amor".

Testi totalmente diversi e reinventati e Mina interpreta alla grande sia la prima che la seconda, aderendo perfettamente ai testi per lei confezionati.

Se vuoi confrontare le interpetazioni di Mina e di Serrat lo puoi fare solo con "Ballata d'autunno", dove la traduzione di Limiti è fedelissima all'originale.

Ecco altre quattro interpretazioni di "A Song For You". Ascolta quanto è graffiante quella dell'autore, come svolge il tema Ray Charles, l'easy-listening dei Carpenters e come "whitneyhoustoneggia" Giorgia.

Leon Russell - A Song for You (1971)




Ray Charles - Song For You (1994)




The Carpenters A Song For You





Giorgia - A Song for You