MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Agosto fino a Natale - di Mina - 23.08.2009

Agosto fino a Natale - di Mina - 23.08.2009






L’opportunità di appoggiare i pensieri al fresco di una moratoria ventosa che consentisse un po’ di frescura al cervello, questa neverending summer non ce l’ha voluta accordare. Per questo, l’estate, le sue vacanze, i suoi rari sgocciolii, come gutta a incavare marmo, ci picchiano nella testa assordandoci di dubbi.

Dove dobbiamo rientrare, chi ci accoglierà con un bentornato, chi rivedremo e chi sarà lontano senza traccia? Non c’è nessuna fretta per le risposte. Semmai un po’ di paura. Non abbiamo voglia di panorami tipo day after. Poltrone vuote, saracinesche sigillate, delusioni dense, testi scolastici con la ruggine impilati e irraggiungibili, cromature opacate, rincaro del pane e delle Rolls Royce, felicità annebbiate, sogni invecchiati e futuro con la muffa. Meglio prolungare il rifugio indolente e rovente delle ferie.

No, non c’è bisogno né di esotico né di agro-turistico e neppure di idroscalico. È sufficiente tener conto di ferie mentali. Piuttosto che rischiare la reale sconsolatezza è meglio fingere amnesie e confusioni. Agosto finirà verso Natale. Si può cominciare ad acquistare qualche addobbo e qualche dono a buon mercato, dato lo sbilenco fuori stagione.

E se qualche irrispettoso chiacchierone vi informasse del proseguire inesorabile del calendario annunciandovi le partite clou del campionato e i palinsesti di tutte le formidabili, analogiche, digitali, rettali, prostatiche, vannamarchiane televisioni, portate pazienza. Si può confidare in alcune speranze: che il cervello rimanga conficcato in deliziose sabbiature o che, almeno, la velocità del controesodo sia perfettamente lenta anche senza motivi di traffico. Un Tropea-Amburgo in quattro o cinque mesi, un Lignano-Bologna in tre, un Fregene-Roma in due. Naturalmente casello-casello. Sembra che il 2009 non abbia esaurito tutti i problemini. Per il 2010, però, qualcuno ha la giuliva mansione di cercare di convincerci che ci sarà il boom, soprattutto per l’Italia. Non ci sarà più il G8, bensì il G1. Non vi sto a dire il perché. A noi basta aspettare la fine di questo maledetto caldo africano, qualche «Porta a porta», e zac, ci siamo! Al brindisi di Capodanno e non ci sarà neppure bisogno di augurî.

Ma com’è allora che a me pare di stare su un aereo che ha raggiunto la velocità di stallo? E com’è che mi pare di non sentire alcuno scricchiolio del carrello che annunci il vagheggiato atterraggio?


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