MUSICA




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Gianni Basso è andato da Chet (ma il suo sax vivrà all'infinito)

Gianni Basso è andato da Chet (ma il suo sax vivrà all'infinito)

Da queste terre intrecciate di vigneti e cervelloni, se ne va un pezzo di storia del jazz internazionale. Non c'è più Gianni Basso, 78 anni, maestro di uno strumento superbo e complicato come il sassofono, che in forza della sua bravura lo aveva trascinato per tutto il mondo, dov'era riverito dai grandi suoi pari, con i quali aveva stretto sodalizi amicali e professionali. Erano suoi amici i giganti del jazz, nel periodo cool jazz dei Cinquanta Jerry Mulligan e Chet Baker, ma anche Lee Konitz e Johnny Griffith. Con tutti loro aveva fatto il pieno in fumosi locali delle ancora ruggenti New York e Chicago. Aveva tanti fans e una propensione istintiva a metter su formazioni; lo chiamavano per quella bravura disinvolta e allegra che si portava dentro, quasi inconsapevolmente: negli anni ha collaborato con Phil Woods e Aet Farmer, con Buddy Colette e con big band famosissime tipo la Kenny Clarke/Francis Boland, o la Maynard Ferguson, o la Thad Jones.

Ma le frequentazioni di tanto parterre de roi non hanno mai scalfito un carattere schietto e genuino, come solo hanno i grandi davvero. Era un uomo che amava le gioie della vita, il barbera purché sublime, gli amici con i quali scherzare fino a notte. Se ti raccontava di Jerry o di Chet tu sapevi che parlava di Mulligan o di Baker, ma il suo sorriso respingeva ogni sospetto che volesse sorprendere. Il sax era sempre appoggiato alla sedia perché poteva capitare che lo imbracciasse all'improvviso, e ti facesse svenire puntandoti addosso quattro note dolcissime e subito svisate e pe rse verso l'infinito. Era un uomo che appena poteva saliva su un aereo e se ne tornava dalla moglie affettuosissima Luciana, e dai tre figli, in mezzo alle sue colline, ad Asti e in campagna.

Compositore, direttore d'orchestra, aveva cominciato studiando il clarinetto in Belgio dove viveva col padre, ed era entrato nella Big Band di Falsan a soli 15 anni. In Italia aveva fatto poi compagnia con Oscar Valdambrini in un celebratissimo duo allargato fino a un ottetto, cominciando a lavorare da noi e all'estero con altri maestri jazz come Dino Piana, Mario Pezzotta, Glauco Masetti, Renato Sellani. Con la sua duttilità, affascinò Mina che lo volle con sé in sala nei '90, e sponsorizzò jazzisti di oggi come Fabrizio Bosso e Flavio Boltro. Da poco è uscita la biografia «Una vita con il sax», a cura di Armando Brignolo, Asti Musica lo scorso luglio gli ha reso omaggio, c'era pure Dino Piana, ma lui non ce l'aveva fatta a uscire. Però diceva sempre: «Ci vediamo presto».

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Marinella Venegoni

Re: Gianni Basso è andato da Chet (ma il suo sax vivrà all'infinito)