MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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La lotteria del ragionier Giustini - di Mina - La Stampa 26.07.2009

La lotteria del ragionier Giustini - di Mina - La Stampa 26.07.2009


Si meravigliava, il ragionier Giustini, quando controllava la sua schedina e vedeva che i numeri del Superenalotto erano totalmente diversi dai suoi. Eppure insisteva a investire sempre la stessa piccola cifra, il minimo, nella speranza, anzi, nella trisettimanale certezza che la fortuna si accorgesse di lui. E, trisettimanalmente, si sorprendeva grandemente che ciò non avvenisse. Questa volta, però, non ha giocato. Troppi soldi!

Il ragionier Giustini aveva già destinato tutti i denari quando il «premio» era piccolo. Aveva incrementato le quote con l’aumento del montepremî. Ma da una certa cifra in su non era più stato in grado di pensare alle suddivisioni. Giocava sempre, questo sì. Ma rimandava la spartizione del bottino al giorno dell’estrazione. Questa volta, però, non ha giocato. Ci ha pensato molto. E centocinquemilioni e trecentomila euro la riteneva una cifra scandalosa, addirittura sconcia e non voleva far parte del gruppone dei bramosi, avidi giocatori che gli apparivano come pirati ingordi e immeritevoli. Era un sentimento che gli era cresciuto dentro con l’aumentare del famoso montepremi. All’inizio non capiva cosa fosse. Un senso di disagio che non riusciva a interpretare.

Poi un vero e proprio fastidio dello spirito. Quindi aveva capito. «Anch’io ho una dignità. E non è negoziabile. A nessun prezzo. E non voglio affannarmi dietro questi vigliacchi soldi miracolosi». Ah! Si sentiva sollevato come chi si toglie il trentatreesimo dente. Non era roba sua. Ma come aveva fatto a farsi prendere da quel gorgo?

Ci riflette mentre rincasa. Fa un gran caldo. Ma lui pensa a un bel cappotto nuovo, una sciarpa, un paio di guanti, magari di pelle con l’interno in lana, due camicie una bianca e una azzurra, un bel maglione morbido e, soprattutto, un paio di nuovi scarponcini che aveva visto esposti nel negozio che fa angolo con la sua strada. Eh, ce ne sarebbero voluti di soldi. E di quegli indumenti aveva proprio bisogno per il suo decoro di impiegato. Bene: quest’anno niente ferie. Farà tanti straordinarî fino al raggiungimento della cifra necessaria. Certo, se avesse vinto, come era più che certo, il primo piccolo premio, sarebbe andato in ferie nella solita pensioncina al mare. Nessun problema. Lui aveva gli strumenti per guadagnarsi la vita. E anche i vestiti nuovi. E non voleva di più. Era felice. Tutto il resto, per la prima volta, gli appariva volgare.