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L’urlo del Boss Springsteen ha infiammato i fans del Friuli

L’urlo del Boss Springsteen ha infiammato i fans del Friuli
di Nicola Cossar

UDINE. Il rock è tre volte «Mandi Udin!». È una canzone da urlare insieme in 35 mila, è centinaia di mani festose che ti stringono, è un cartello che domanda una canzone, è un pupazzo da regalare al tuo divo lì sul palco. È l’abbraccio di Udine e dell’Europa a Bruce Springsteeen, che più di ogni altro incarna questo spirito e che lo condivide con il proprio pubblico. Rock è stato, festa è stata ieri sera, tre ore di concerto, fino a mezzanotte, grandioso per i fan di ogni età giunti da tante nazioni per la terza e ultima data italiana del tour di Bruce, l’amico degli ultimi, la voce di tante lingue tagliate.

E la leggenda, in formissima, sale sul palco dopo un intro fisarmonicistico popolar-napoletano forse non molto appropriato da queste parti, ma gradito. La leggenda guarda un cartello nelle prime file, lo raccoglie. C’è scritto: “Sherry Darling”& lt; /em>. Lui prende la chitarra e apre il concerto con quella canzone pescata nel mitico The river. Già un mito, che prosegue con Badlands e Hungry heart cantato dal coro più numeroso del mondo in questa magica e memorabile notte friulana, evento nell’evento.

E poi «Soi content di jessi cun vualtris achì stasera» dopo un’i ntensissima Outlaw Pete (capolavoro dell’u ltimo album) e i tratti più dolci di Something in the night e di Working on a dream. C’è spazio anche per l’italiano con un invito alla gente, subito accolto, di fare rumore. Si va avanti a mille con le scatenate Murder incorporated e il puro rock’n’roll sul treno di Johnny 99 che corre nelle praterie infinite accanto a un altro mito della musica giovane di sempre, Eddie Cochran, che il Boss fa rivivere in una stupenda versione di Summertime blues.

Pausa... strumentale e altro omaggio all’America delle proprie radici, al rhythm and blues di Raise your hand

di Cropper e Floyd per raccogliere doni di tutti i generi che arrivano dai fan: cartelli, maglie, cappelli, pupazzi, l’immancabile grappa, altre richieste, tanto amore. Dietro a Springsteen, il motore fuoriserie della Rock Cadillac gira a meraviglia. Ne ha viste di strade, di città e di gente questa straordinaria E Street Band! Tour dopo tour, generazione dopo generazione, Roy Bittan (piano e tastiere), Clarence The Big Man Clemons (sax), Gary Tallent (basso), Max Weinberg (batteria), Nils Lofgren e Steve Van Zandt (chitarre) – stavolta affiancati dal violino di Soozie Tyrrell e dalle tastiere di Charlie Giordano – vanno ormai a memoria e con il loro geniale mestieraccio sono pronti ad affrontare nuovamente e senza scomporsi la più grande delle sfide: le decisioni improvvise del Boss in quanto a scalette, tonalità, durata dei brani e ulteriori sorprese.

A ogni data si cambia, in ogni città cambiano i pezzi a richiesta (i desideri del popolo di fan sono sacri!), in una sorta di juke-box degli affetti che rappresenta l’additivo segreto capace di far volare la macchina emblema di uno stile, di un modo di sentire la musica e di restituirla – amplificandola con il cuore – a tanti hungry hearts sparsi per il mondo. Il songbook è lungo 36 anni, gli album epocali molti, un’ampia tavolozza di colori diversi, di suoni duri e di sublimi momenti acustici (che noi amiamo tantissimo), tutti legati da uno stile letterario importante, non soltanto per l’America del Novecento, ma anche per i poeti in musica di ogni dove: da Springsteen non si può prescindere, e nemmeno da Dylan, Cohen e Waits e, per restare in Italia, da De André.

Linguaggi diversi, profondità identiche, perché i loro versi penetrano il mistero dell’uomo e la sua essenza, narrano le sue fragilità e le sue insospettabili ricchezze, mettono a nudo un mondo alzando la voce contro l’ingiustizia, ostinandosi a lavorare ad un sogno: piccolo come trovare un lavoro, grande come cambiare la guida del Paese più potente del mondo. Di fronte alle tante cose che non vanno, di fronte al troppo dolore che c’è in giro, alle tante storie finite male, c’è bisogno di speranza e di sogni, di gente che – come ieri sera a Udine – canti

Born to run e Born in the U.S.A., The promised land, American land e American skin, che canti The rising e, soprattutto, No surrender, non arrendersi mai. Un inno, un manifesto della filosofia springsteeniana e del popolo del rock qui sotto il palco a cantare con il poeta elettrico, 60 anni di giovinezza con 40 di tour sulle spalle. Ti prende questa gioia del fare musica, dell’essere musica e del condividere musica, tanto da far cantare un bambino lì nelle prime file, tra i fedelissimi giunti a Udine già lunedì, o da portare sul palco una ragazza di Maniago ballando poi con lei Dancing in the dark.

Ti prende in ogni momento di questa gioiosa maratona, in ogni accordo, in ogni verso, in ogni corsa liberatoria sul palco. Liberatoria come il cantare insieme quasi trenta pezzi di un infinito greatest hits, perchè questo in realtà non è il tour di Working on a dream, ma un viaggio attraverso tutta la luminosa carriera di Bruce Springsteen: sì, ci sono un paio di pezzi dal nuovo album, il resto è invece una straordinaria cavalcata di 34 anni, da Born to run a oggi, nella canzone d’autore più bella e nella musica americana più popolare, un’antologia che è storia di tutti noi, che è musica per tutti noi.

Le ultime note di Twist and shout (prima gli Isley Brothers, poi i Beatles la resero immortale) e le ultime emozioni della lunga festa rock udinese si perdono nella notte friulana. Belle e memorabili. Belle perché autentiche, memorabili perché incarnano la ruvida ed essenziale poesia da strada di Bruce: figlia delle Badlands e di un sogno irriducibile per un mondo diverso che appartenga davvero a tutti. La lezione del Boss è questa e i Seeds (semi) che prima di volare in Spagna ci lascia portano il titolo di una sua altra stupenda canzone che abbiamo già citato, No surrender, non mollare mai. In nome del Rock. E i 35 mila dello stadio Friuli hanno risposto «sì».
(23 luglio 2009)

L'inizio del concerto di Bruce Springsteen con la E Street Band a Udine il 23/07/09

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Bruce Springsteen - Udine, Italy - July 23rd, 2009

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