MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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L'officina dei figli statuine - di Mina - La Stampa 28.06.2009

L'officina dei figli statuine - di Mina - La Stampa 28.06.2009

Vivremo in un mondo di statuette di Capodimonte. Tutte ugualmente lucide, uniformi, con proporzioni e sproporzioni ripetute in serie. La chirurgia estetica e i suoi miracoli sono a disposizione per far diventare tutti un po’ più uguali tra loro. Il suo potere supera, oggi, quello della moda d’abbigliamento, del conformismo espressivo, del gusto spersonalizzato. Bambini, cani, vecchie carampane, uomini ipodotati, uomini normo o iper con qualche «ma» distante dalla regione pubica, donne giovani quasi belle o quasi brutte, polpacci, ginocchia, occhi a mandorla fisiologici o patologici, genitori premurosi, figli pretenziosi, spiccioli di intelligenza, maree di ignoranza e invidia. Un bell’insieme di mondo in viaggio verso la minuta speranza di cambiare i connotati attraverso cicatrici invisibili. Le statuette diventano tutte pronte e perfettamente omologate per essere piazzate in classiche composizioni come presepi, scene campestri, festine da ballo, botteghe del pizzicagnolo, studi televisivi, concorsi di bellezza, cartoline di vacanze al mare, consessi multietnici.

Negli Anni 60, quando ancora internazionalizzavo garrula e spensierata, venivo avvicinata da ragazze giapponesi che mi chiedevano come mai fossi così alta ma, soprattutto, perché avessi gli occhi così grandi.

Dopo pochissimo le reincontravo sempre gialline, ma con gli occhi ad albicocca invece che a mandorla. Impercettibili buchi ai bordi laterali delle sopracciglia racchiudevano il segreto.

I numeri delle statistiche dell’attività di chirurgia estetica cominciano a diventare preoccupanti, in quanto corrispondenti alla quantità di persone che non si accettano o non accettano altri. Il trend in aumento è devastante: 244.124 operazioni nel 2006 su bambini o adolescenti negli Stati Uniti rappresentano un allarme, più che uno scherzo della fantasia umana. Gli scarrafoni non vanno più bene alle mamme soie. I paradigmi e i proverbi traballano. Intanto, centinaia di faccioni con zigomi a palla da ping-pong, solchi intermammari larghi come crepacci, labbra a canotto, rughe di inespressività affollano imperterriti gli schermi dove si rappresentano i modelli estetici imperanti. I genitori portano di corsa i figli a fare le dovute modifiche. E, intanto, le improrogabili modifiche al cervello e al buon gusto, sia dei grandi che dei piccini tardano, tardano. E vanno lietamente a farsi friggere.

Re: BRAVA Mina

Mi piace il tuo scritto..
Piera