MUSICA




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MUSICA
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La vita sotto i piedi - di Mina - La Stampa 19.04.2009

«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l ' arte di vivere come fratelli».

Martin Luther King lo diceva una quarantina di anni fa. L ' essere umano, da quando esiste, non ha mai riconosciuto alcun fratello. Da anni, da secoli, da quando la storia si racconta, questo concetto diventa evidente in tutte le «imprese» dell ' uomo. Chi ha predicato l ' amore è stato ammazzato. E troppe sono le croci che abbiamo visto tirare su. Una foresta. Una giungla che si allarga e arriva fino alla soglia di ogni esistenza. È pur vero che, su qualsiasi Calvario, qualche ladrone lo si trova sempre a far compagnia al giusto. E questa non è che la conferma dell ' incorreggibilità della naturale ferocia dell ' animale uomo. Il numero delle forche che vengono innalzate deve sempre essere alto.

L ' uomo non accetta di salvare il colpevole e non ammette la salvezza dell ' innocente. E il filare di croci continuerà ad avanzare fino ad arrivare alla porta di casa. Quando la casa ce l ' hai. Quando, per l ' impossibilità di amore e di rispetto, la casa fragile non crolla come quella dei tre porcellini sotto l ' urto del fiato del lupo. Si ammazza per un parcheggio, per un complimento fatto a una ragazza, per poco lurido denaro, per una pizza, per un pizzo. Addirittura per gioco.

Di morti si tratta e non molto di più. L ' omicida e la vittima sono sempre uguali e, al massimo, si travestono per scambiarsi la parte e non annoiare il pubblico che non dovrà rimanere passivo, dovrà imparare e irrompere a propria volta sul palcoscenico. E quando qualcuno, un vicino di casa, la maestra di scuola, il solito proprietario del Bar, un amico, il prete vengono intervistati sul colpevole di turno dal solito giornalista in cerca di afflizione, fanno tutti la stessa dichiarazione. Affermano sempre la sua insospettabilità e la sua «normalità». Sull ' altare della sorpresa sono stati sacrificati giudizi necessari e tempestivi riguardanti genocidi e guerre sporche. Figuriamoci se non è «normale» un serial killer o un monoassassino. Tutti normali, infatti. Come leoni, iene, licaoni, coccodrilli.

L ' uomo è portatore di dolore. Esci dall ' adolescenza senza alcuna arma possibile per difenderti da chi ti avevano garantito essere un fratello. E tutto il dolore provocato impietrisce e agghiaccia.

«È quando ti rimane solo la vita e nient ' altro che comprendi il privilegio di ogni respiro» scrive Roberto Saviano dopo la visita in Abruzzo. Ma come lo spieghi il valore della vita agli assassini di professione, come puoi farglielo entrare nel cuore? Il cuore non l ' hanno mai avuto.

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