MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
La discografia in pellegrinaggio nel supermarket dei reality show DI MARINELLA VENEGONI

30/3/2009 -
La discografia in pellegrinaggio nel supermarket dei reality show

Rudy Zerbi, il boss di Sony Italy


Accusata per decenni di non dare spazio alla musica popolare, la tv si sta vendicando in modo a dir poco perfido, con i reality e i loro divetti di incerto talento proclamati a furor di popolo, famosi all'improvviso bypassando la storica gavetta che ha forgiato generazioni di artisti ancora oggi (non a caso) sulla cresta dell'onda. Questa è la stagione del trionfo compiuto del format, gli ultimi martedì sera hanno messo l'un contro l'altro armati l'«Amici» di Maria De Filippi per Mediaset e l'«X-Factor» di Raidue; magari per l'autunno prossimo si starà attrezzando pure Sky, ma intanto la gara di audience alimenta le articolesse dei commentatori e la gente partecipa, vota, e sente di contare più qui che non nelle tenzoni politiche.

La perfidia vera, è che ciò che sopravvive dell'industria discografica si è docilmente messa in coda davanti agli studi televisivi per rendere omaggio al filone trionfante, dal quale spera che arrivi la faccetta giusta per risollevare il fatturato. Alla finalissima di «Amici», c'erano i maggiori responsabili delle major in fila con il taccuino, a scegliere talenti. Rudy Zerbi, presidente della Sony che sponsorizza X-Factor, è ormai diventato una star tv. Entrare nel grande teatrino, è firmare per la propria sopravvivenza.

Se l'arte della musica popolare abbia qualcosa a che fare con tutto ciò, è da verificare. Paradossalmente, è stato il format più debole come audience, «X-Factor», a sfornare il fenomeno della fatturazione, Giusy Ferreri. La sue vendite continuano, semmai soffre la tenuta di pubblico nel tour in corso (meno di 500 spettatori a Roma); dopo di lei è toccato al fenomeno di «Amici» Marco Carta, vittorioso a Sanremo, coccolato dal clan Pausini come la Ferreri era stata sponsorizzata dal clan Ferro (ma anche per lui, i dubbi restano).

Il potere dei reality musicali nell'immaginario della discografia, si misura da tanti particolari. Uno abitualmente molto restio a comparire, Ivano Fossati, faceva bella mostra di sé solo la settimana scorsa su Raidue, ospite di Facchinetti/Ventura; e prima ancora altri visi noti ansiosi di promozione (dalla Pravo a Pelù) hanno testimoniato con la loro presenza, che in questi programmi è meglio esserci. L'unico spazio di approfondimento degno di questo nome continua a rimanere l'isola felice di Fabio Fazio a "Che tempo che fa», ma per andarci, bisogna avere molto da dire. Altra classe, altro stampo che non interessa oggi alla discografia che ha bisogno come il pane di divi nuovi, cioè televisivi.

E' un mutamento profondo, definitivo: affossa l'idea sempre un po' ambigua di ricerca culturale, che sembrava rimanesse implicita nell'industria della musica, quando rivendicava ai dischi il 4 per cento di Iva come per i libri. Oggi solo la tv ("quella" tv) pare possa salvare la musica. Il presidente della Emi Italia, Marco Alboni, è esplicito: «La tv da sempre è il veicolo principale per entrare in contatto le persone». La Emi, di «Amici», ha messo sotto contratto tal Valerio, e spiega Alboni: «"Amici" riesce a metter insieme più cose: un reality, una comunità on line molto importante, una scuola di apprendimento e accrescimento di capacità, una partecipazione del pubblico che vota e determina chi va premiato. E' una formula al passo con i tempi, che si innesta con la gara, amatissima per gli italiani. Anche Sanremo è una gara, ma quando sono stato dalla De Filippi ho trovato un'arena di emozioni e di entusiasmo: vuol dire che la gara fra cantanti ha un suo senso. La musica registrata attraversa una trasformazione epocale, gli artisti nuovi si intercettano attraverso la tv. Il nostro paese è stato per anni atrofizzato per chi partiva da zero: i pochi appuntamenti si son sempre più ristretti. Ora c'è una possibilità nuova e ricca, con il messaggio importante che bisogna studiare...».

Ma un Ivano Fossati, sarebbe potuto mai nascere all'interno di un reality? «Le condizioni storiche nelle quali egli si è affermato erano diverse. Fossati ha interpretato quell'allora e la realtà di oggi, ma è un'equazione improponibile: oggi è assai difficile affermarsi in un paese senza ideologie e con una sensibilità tutta diversa. Questa è la realtà. Dal 2008 colgo che c'è spazio per chi debutta: e sono una possibilità i reality, non certo internet che era soltanto un miraggio».