MUSICA




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PRESENTE - ZERO - recensione

PRESENTE - ZERO - recensione
Un «Presente» che fa i conti con numeri da record. Con le 170mila copie prenotate del suo nuovo album, Renato Zero celebra il ritorno sulla scena, a 4 anni da «Il dono», e la bontà della sua decisione di non affidarsi a nessuna etichetta discografica, primo caso assoluto nella storia italiana. Ma «Presente» non è solo pubblicato dall'etichetta di Zero, la Tattica; a lei è affidata anche produzione, marketing e soprattutto distribuzione. E lo stesso marchio sarà predominante anche nella lunga serie di concerti, lo «Zeronovetour», che partirà a ottobre dalla Sicilia con tappa finale fissata (per ora) l'11 dicembre a Milano.
«Non è mai facile un ritorno, non è impresa da niente», canta Renato nel brano «Ancora qui», una ballata in stile Fossati contemporaneo, scelta come primo singolo, a ideale rappresentazione dell'intero lavoro. Quando prosegue, lo fa con frasi profetiche: «Finalmente arriva il giorno che tu fai pace con te/ Capire il vento, la ragione, il momento/ Spogliarsi di ogni certezza, inseguire un canto/ Anche se per gli altri sarà follia».
In un momento di crisi, e non solo discografica, l'artista romano sembra indicare la strada per il rinnovamento: i giovani. Ne «L'incontro» (musica pop elettronica: immaginate Battisti fine anni '70 che suona i Supertramp) lo Zero più amato d'Italia canta: «Il mio passato non si vende/ finchè ci sono, lui c'è/ Puoi rottamare il tuo presente che fra un paio di minuti non vale niente/ Io sono in pista dal '70/ fra Dylan, Lennon e Sting/ fra una partenza e una fermata/ dal vinile all'mp3/ ne abbiamo viste di rivoluzioni io e te/ Come rispondere adesso al silenzio che c'è?". Poi arriva l'invocazione: «Giovani, salvatevi/ datevi, unitevi/ siete voi più che mai/ quell'ultima risorsa/ Scomodi, difficili, vogliono disperdervi/ l'anima negategli/ come abbiamo fatto noi che non ci siamo arresi mai». E per avere speranza nel futuro, non serve rinchiudersi tra le quattro mura di casa. Ancora ne «L'incontro» infila una strofa strepitosa: «Che voglia di tornare in piazza/ di fargli un cu** così!/ Per guadagnarsi una speranza c'è bisogno di un amico, di un'allenza».
L'altra invocazione è presente in «Giù le mani dalla musica», dove il re dei «sorcini» traccia un ritratto inquietante della scena musicale contemporanea. «Cantami, cantami, cantami», sembra implorare Zero, preoccupato della salute della musica e degli artisti che hanno ormai un solo scopo: esistere. «Una multinazionale incombe sempre su di noi/ è orribile», avv

di ARENA