MUSICA




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La recensione di M&D Musica e Dischi al disco di MINA

La recensione di M&D Musica e Dischi

Con quella voce può cantare ciò che vuole, certo. Esplorando territori vietati al mercato di massa (e ad altri interpreti più soggetti alle leggi della domanda e dell’offerta), seguendo le voglie del momento – dall’adolescenza alla senilità, sempre con implacabile coerenza – sicura che critica e pubblico saranno sempre unanimi nell’ascoltarla reverenti anche nel caso le saltasse l’estro di rivisitare il repertorio delle Osterie. Mina può, certo. E osa. Affrontando qui il repertorio della musica colta – dalle arie d’opera di Puccini (quasi la metà dell’album) ai temi di Gershwin e Bernstein, passando per Giordani e Piazzolla – senza mai scivolare nel monocorde o nel velleitario, sorretta da arrangiamenti magistralmente firmati da Gianni Ferrio, perfetti nel coniugare la voce con i diversi stili musicali. Con un’eleganza naturale e una raffinatezza tecnica – estranea ai modelli canonici del canto lirico, ma sempre aderente alla struttura dei brani scelti – che in partenza tappano la bocca a quanti sarebbero tentati di gridarle dal loggione “A Mina, ridacce Tintarella de luna!”. Tutto perfetto, da 110 e lode, certo: ma si è tentati, ad ascolto concluso, di unirsi al loggione. Salvando comunque dalla perplessità latente un pezzo straordinario, l’Adagio di Albinoni corredato con un testo inedito (e stupendo) di Giorgio Calabrese, che fin d’ora merita di entrare nella storia. Non solo quella di Mina.