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Copyright sotto tiro, accademici europei contro l'estensione

Copyright sotto tiro, accademici europei contro l'estensione

Il 23 marzo il Parlamento Ue voterà una direttiva per portare il diritto d'autore sulle registrazioni musicali da 50 a 95 anni. Un invito alla pirateria digitale?
Un gruppo di accademici europei ha pubblicato oggi un comunicato di protesta contro la direttiva che prevede l'estensione del copyright da 50 a 95 anni (ma forse un compromesso sarà 70) per le registrazioni musicali, perchè "danneggerebbe la cultura e l'economia dell'Europa" e finirebbe per spingere gli utenti/consumatori di musica a scegliere la pirateria.

Il 23 marzo il Parlamento europeo voterà la direttiva, proposta e spinta avanti frettolosamente dal commissario per il mercato interno Charlie McCreevy, nonostante la contrarietà di tutti gli studi indipendenti sulla materia.

www.lastampa.it

Re: Internet, ecco la legge Carlucci: uno scudo per il diritto d'autore - di Alessandro Longo

Internet, ecco la legge Carlucci: uno scudo per il diritto d'autore - di Alessandro Longo


La proposta della parlamentare di Forza Italia. Nessun riferimento alla lotta contro la pedopornografia, che pure si propone di combattere. Piuttosto nuove tutele per gli interessi dell'industria dell'audiovisivo.


Quattro paginette per rivoluzionare internet. È la proposta di legge di Gabriella Carlucci, parlamentare di Forza Italia, che dopo tante polemiche basate su voci di corridoio, è stata pubblicata ufficialmente sul suo blog. L'autrice, per replicare alle critiche, ha scritto in una lettera aperta che è una proposta per combattere la pedofilia online, ma nel testo non c'è traccia di niente del genere. Sembra piuttosto, come risulta anche ai primi commentatori, l'ennesimo tentativo del governo di riformare le regole fondamentali di internet. Premurandosi soprattutto di difendere il diritto d'autore. È questo lo spirito che accomuna i vari articoli della proposta.

Si parte da quello che vorrebbe abolire l'anonimato in internet. Si legge infatti che è vietato immettere in maniera anonima in rete "contenuti in qualsiasi forma". Un divieto che Carlucci vorrebbe estendere anche a operatori e portali: i soggetti che rendono possibile l'anonimato "sono da ritenersi responsabili" al pari con gli utenti "di ogni e qualsiasi reato, danno o violazione amministrativa cagionati ai danni di terzi e dello Stato". Vietato quindi pubblicare commenti su blog o video anonimi su YouTube, per esempio. Ma è una legge a cui preme individuare comunque un colpevole, per gli illeciti che accadono online. Così, la responsabilità ricade anche sui fornitori di servizi se hanno permesso l'anonimato (per esempio su YouTube, per video pubblicati, e in teoria anche sui provider, per la pirateria a mezzo peer to peer).


"È una proposta inattuabile, per molti motivi", dice Guido Scorza, avvocato esperto di internet. Per prima cosa, "la proposta obbliga l'utente a identificarsi a ogni passo che fa online, ma non gli dà gli strumenti per farlo". Che vuol dire, infatti, non essere anonimi? Scrivere il proprio nome e cognome sotto un video o un commento non basta certo a identificare l'utente: non è una firma univoca, che permetta alle forze dell'ordine (o alle aziende che si sentano lese nei propri diritti) di risalire all'autore. Di fatto, se questa proposta diventasse legge così com'è scritta, non sarebbe possibile rispettarla davvero e i vari portali e operatori dovrebbero chiudere in Italia per evitare responsabilità.

C'è un altro scoglio: la normativa comunitaria, recepita in Italia, vieta che dalle azioni fatte dagli utenti possano ricadere responsabilità sui provider. Il tutto sembra insomma fare il paio con una proposta di legge maturata in seno al Comitato antipirateria e redatta- come si è scoperto in un secondo momento- dal parlamentare Luca Barbareschi. Arriverebbero nuove responsabilità su portali come Facebook e YouTube anche dal contestato emendamento D'Alia.

C'è poi un passaggio della proposta Carlucci che cita esplicitamente il diritto d'autore, anche se in modo sibillino: "In relazione alle violazioni concernenti norme a tutela del Diritto d'Autore, dei Diritti Connessi e dei Sistemi ad Accesso Condizionato si applicano, senza alcuna eccezione le norme previste dalla Legge 633/41 e successive modificazioni". Se significa che quella legge va applicata, questo comma non ha senso. È come fare una legge per dire che un'altra legge è legge e va rispettata.

Perplesso anche Scorza: "L'unica interpretazione che mi viene in mente è che si voglia inaugurare una linea dura, senza eccezioni, per il rispetto del diritto d'autore. Niente più, quindi, spezzoni di programmi su YouTube, nemmeno pochi secondi. È un grosso favore a Mediaset, che ora sta combattendo una battaglia per ripulire internet da video contenenti parti delle sue trasmissioni".

L'intento generale della proposta parrebbe insomma togliere ogni dubbio su che cosa sia violazione il diritto d'autore e su quali siano gli autori del reato. Il tutto anche istituendo uno speciale comitato (si legge ancora nella proposta) per vigilare sugli illeciti di internet. Lo zampino dell'industria dell'audio video è manifesta anche in un fatto curioso: sbirciando tra le proprietà del file pubblicato dalla Carlucci, si vede che l'autore è Davide Rossi di Univideo (Unione italiana editoria audiovisiva).

Resta da vedere come possano diventare proposte di legge che sono inattuabili per manifeste lacune oppure perché in contrasto con la normativa comunitaria. Certo è però che, di proposta in proposta, il governo sta mettendo una pressione mai vista su tutti i soggetti della rete, dagli utenti ai provider ai portali. Prima o poi potrebbe partorire una legge che, priva di intralci giuridici, riesca nell'intento di rivoluzionare la vita sul web.
www.repubblica.it

Re: Re: YouTube, i video, i diritti - di Ernesto Assante

YouTube, i video, i diritti

La Viacom ha fatto causa a YouTube. Mediaset anche. E per ultima, in ordine di tempo, la Warner, che ha rotto i rapporti con il sito multivideale di Chad Hurley, costringendo l’azienda di Google a togliere dalla “programmazione” tutti i video targati Warner. Anzi, anche tutte le musiche che hanno a che fare con le edizioni della Warner, trasformando così in curiosissimi video muti anche quei clip realizzati dagli utenti che come colonna sonora avevano, ad esempio, le canzoni di Madonna. Il motivo è, ovviamente, il solito: “copyright infringment”, le canzoni e i video erano sul sito senza alcuna forma di accordo con gli “aventi diritto”. E non è finita, perché YouTube, in Inghilterra, ha dovuto togliere tutti i video musicali perché non riesce a trovare un accordo con la Performing Rights Society: secondo YouTube la PRS chiede troppo, secondo la PRS YouTube offre poco.
E’ evidente che la battaglia sul copyright nell’era di Internet è tutt’altro che conclusa, anzi nuovi capitoli si aggiungono ogni volta che una nuova tecnologia approda sulle scene e gli utenti iniziano a usarla per distribuire copie “non autorizzate” di materiali coperti dal copyright, siano essi foto, film, testi, musiche o programmi televisivi o altro ancora. Non tutti gli “aventi diritto” pensano che YouTube sia una minaccia, anzi, in molti hanno stretto accordi per la distribuzione legale dei loro materiali video e audio e la naturale “monetizzazione”, il giusto compenso, per l’uso di questi contenuti. Compenso che alla Warner non hanno trovato “giusto”: “Non possiamo accettare che i nostri artisti non vengano ricompensati per i contenuti messi a disposizione da Youtube”, hanno detto i responsabili della casa discografica, che in maniera non ufficiale hanno confermato che la trattativa si è arenata sul fatto che l’offerta economica della società californiana fosse stata “incredibilmente bassa”.
Insomma, YouTube prova a forzare le regole del copyright e a stabilirne delle nuove? “No, non è questa la nostra linea”, ci dice Patric Walker, responsabile del rapporto con i partner dell’azienda californiana, a Cannes, durante il Midem, la fiera della musica internazionale che ogni anno si da convegno sulla Costa Azzura, “In realtà fin dall’inizio della storia di YouTube siamo interessati alla protezione dei diritti d’autore e del copyright, non abbiamo mai avuto l’intenzione di essere dei “pirati”. Abbiamo sempre messo a disposizione di tutti degli strumenti utili per rimouovere i contenuti dal nostro sito, sia che lo faccia un partner sia una persona singola che non vuole che il suo lavoro sia distribuito attraverso YouTube.. Gli strumenti sono tanti, si possono informare gli utenti di rimuovere il contenuto, si può bloccare la visione a seconda di una particolare geografia, o rimuovere tutto dal sistema. E ci sono altrettanti strumenti per monetizzare i propri contenuti. Non a caso abbiamo oggi oltre 600 partner che lo fanno, che mettono a disposizione i loro programmi, lo usano la Cbs, la Rai, la Bbc, ognuno nella maniera che ritiene utile”.
Che è successo con la Warner, dunque?
“Solo che non ci siamo trovati d’accordo. Ma noi speriamo ancora di poterlo trovare. E’ falso che su YouTube si trova di tutto e senza regole. Le regole e gli strumenti per usare il nostro sistema ci sono tutte. Basta pensare a quello che abbiamo fatto con le Olimpiadi. Gli highlights erano visibili in moltissimi paesi, ma dove i diritti erano stati ceduti ad altri non era possibile vederli. E ha funzionato. Se tu hai i diritti su un contenuto sei tu a decidere come deve essere usato su YouTube”.
Ma anche gli utenti, fino ad oggi, si sono sentiti liberi di mettere su YouTube qualsiasi cosa volessero, qualsiasi filmato o canzone amassero.
“E’ vero, e lo faranno ancora, ma noi abbiamo sviluppato dei sistemi per i quali i materiali “sensibili” vengono eliminati rapidamente. Qualcosa può sfuggire sempre, ma non per molto tempo”.
Allora, se non è un semplice sito di videosharing, cosa si avvia ad essere YouTube?
“La nostra missione è organizzare l’informazione e renderla accessibile a tutti. Non siamo una televisione, non facciamo cinema o musica, ma ci piace mettere in connessione la gente creativa, che vuole usare la musica, internet, il video, le immagini, per produrre qualcosa di nuovo e interessante. Internet è aperta, cambia costantemente, e così cerchiamo di fare noi”.
La battaglia sui diritti è importante per la vostra sopravvivenza. Volete cambiare le regole del gioco?
“No, ognuno fa quello che vuole con i propri contenuti. E può usare YouTube in maniera diversa. Può usarlo come strumento promozionale o di marketing, per produrre profitti, per mandare un messaggio, per raggiungere una platea globale che nessuna televisione al mondo può raggiungere, o per provare a realizzare un’esperienza nuova. Sta a loro decidere, non abbiamo alcun motivo per pensarla diversamente”.
Quindi non volete essere l’Mtv dell’era digitale?
“Non cerchiamo di essere la prossima Mtv, non credo nemmeno che il pubblico la voglia avere. Credo che sia gli utenti che le aziende vogliano avere più controllo, la possibilità di interagire con i contenuti, e noi cerchiamo di offrirglielo. Il “key message” per l’industria dello spettacolo è “lavoriamo in partnership per adattarci insieme al costante cambiamento di scenario che abbiamo davanti, cerchiamo di lavorare insieme nei differenti mercati, cerchiamo di essere dei buoni partners. E’ un mondo ricco di prospettive, basta volerle vedere”.

(dal bklog di Ernesto Assante)

E' una vergogna.

Tra Copyright e SIAE (o Enti privati equipollenti Nazionali) è veramente diventato un MEDIOEVO della musica.
Ci manca solo che vengono a tassarci dentro casa nostra.
Vergogna.

Cancellati i video da youtube Uk

Il sito inglese di YouTube nei giorni scorsi ha cominciato a non rendere più disponibili i video musicali, reagendo alla richiesta (considerata eccessiva) della società di collecting PRS (Performing Right Society) di aumentare la quota di royalty dovuta ai suoi associati (circa 50 mila autori). La stessa trattativa che forse porterà alle stesse conseguenze, starebbe avvenendo anche fra PRS e MySpace.

Fonte della notizia: www.musicaedischi.it