MUSICA




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Arbore al Sistina: «La mia missione è portare la buona Italia nel mondo» - di M. Molendini

Arbore al Sistina: «La mia missione
è portare la buona Italia nel mondo» - di M. Molendini

«Sul mio biglietto da visita c’è scritto: clarinettista jazz» racconta Renzo Arbore, showman, talent scout, regista, scrittore, collezionista del superfluo, viaggiatore e, soprattutto, uomo tv. Ma questo (la tv) è un tasto dolente, meglio lasciarlo per dopo. La verità è che, da qualche anno, è la musica il suo mestiere principale, per la precisione quello di bandleader, crooner, animatore dal vivo che viaggia “oggi qui domani là” come avrebbe cantato Patty Pravo: «Mi diverto a fare il Glenn Miller meridionale, che va in giro con la sua orchestra. Ormai siamo a una media di sessanta concerti l’anno» racconta, senza nascondere l’orgoglio di un simile successo, perché ogni occasione diventa una festa. E non solo in Italia: «Per me è una sorta di missione, fare l’ambasciatore della grande canzone italiana nel momento in cui il nostro paese soffre, anche turisticamente. E i risultati ci sono, visto che ci hanno applaudito in Messico per la festa del libro, in Spagna per l’Esposizione universale, a Chicago o in Cina. E si tratta di pubblico non fatto di italiani. Ora mi hanno invitato a Liverpool per i festeggiamenti dei Beatles». Questa settimana, invece, Renzo è al Sistina dove (da stasera) va in scena fino a domenica con la sua Orchestra italiana e, manco a dirlo, i biglietti sono volati via da tempo.

Cos’è, il pubblico viene a cercarla in teatro, visto che in televisione non ci va?
«Non c’è dubbio che mi viene a vedere uno zoccolo duro di appassionati che hanno conosciuto i miei successi, ci sono quelli che amano la canzone napoletana, ma c’è anche una generazione di giovani che sorprendentemente mi cerca. Sono ormai 18 anni che giro con questa orchestra e questo risultato, probabilmente, è il frutto di un lavoro basato sul dare di più di quello che la gente si aspetta. Il mio è un concerto a doppia lettura: nel senso che valorizza le belle canzoni napoletane, i musicisti che le suonano, e riesce a trasformare il concerto in un’allegra festa. Del resto è questo il mio codice da quando facevo il dj, basato su tutto un lavoro propedeutico alla musica».

Alle grandi canzoni napoletane si affiancano omaggi ai grandi come Modugno e Totò, ma anche rievocazioni del suo passato televisivo.
«Non posso esimirmi: sono brani legati a programmi che hanno lasciato una profonda scia affettiva, da Ma la notte no a Vengo dopo il tiggì. È un ricordo che mi perseguita e mi rallegra. Ma ci sono altre cose, come il recupero di una canzone di Donizetti, Canzone marenara, o il primo brano napoletano che ha segnato la mia vita, L’arte do sole».

Arbore, ma non le è mai venuto in mente di mettere nel suo spettacolo delle canzoni foggiane, cioè della sua città?
«Ci sono alcune bellissime cose di Matteo Salvatore, che sono canzoni del Gargano. A Foggia ci sono pezzi semplici, ma noi abbiamo sempre ascoltato la musica napoletana. Del resto, è quella la colonna sonora del sud. E io da bambino sono cresciuto così. Poi con gli americani e la liberazione è arrivato il jazz».

Visti i chiari di luna, ci rimetterà piede in tv?
«Confesso di continuare ad avere tentazioni, ma sono puntualmente frustrate dalla canizza televisiva imperante. Si tratta di una tv che non è la mia. L’intrattenimento è il settore in maggiore sofferenza, dove la tv generalista diventa sempre più hard e chip, vive sul far scandalo per avere pagine sui giornali e alimentare il gossip».

Non salverebbe nulla di quello che passa il convento?
«Certo, ci sono programmi di contenuto. Ma ora sembra essere tornato il momento dei reality che sono un genere televisivo tecnicamente interessante, ma poi cascano sui contenuti».

C’è rimedio o è meglio fare come Fiorello, che ha scelto Sky?
«Fiorello ha fatto una scelta intelligente. Dopo aver avuto successi importanti si cercano sempre strade diverse. È successo anche a me. Un po’ per non ripetersi, un po’ perché è stimolante aprire una battaglia su altri territori».

www.ilmessaggero.it

Re: Renzo Arbore e Sergio Cammariere - E se domani

Renzo Arbore e Sergio Cammariere - E se domani

Sergio Cammariere ospite al concerto di Renzo Arbore e l'Orchestra Italiana
Crotone - Piazza Pitagora 11 agosto 2008

Renzo Arbore è solo un furbo.

I Napoletani non lo possono vedere: lo accusano che si è "rubato" la loro tradizione e il loro dialetto.
La sua "sottocultura" musicale è evidente.

Noto che nessuno ha mai parlato male di lui. E' sempre ben voluto. Soprattutto a Foggia, lo considerano molto. Viva le apparenze.
Complimenti.

Sam