MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Mina e il melodramma: in musica si può far tutto ma manteniamo le distanze

Credo che sbagli chi oggi si scandalizza per questa iniziativa discografica di Mina.

Lo dico perchè, se si pensa che tutto ormai è stato fatto, il meravigliarsi appare quasi ingenuo. Ed è l'ingenuità di chi è ancorato al sistema tonale, sempre attuale poichè, a mio avviso, la logica è quella che il nostro istinto desidera e richiede e che, in estrama sintesi, si basa sul percepire come logiche le attrazioni dei vari gradi della scala e gli accordi che su di essa si costruiscono, nonchè le relative cadenze.

Insomma un carico/scarico di tensioni che tendono al moto ed alla posa.

Regole su cui si basano le canzoni, il pop, il rock buona parte del jazz. Ed alla fine ci si accorge (chi se ne accorge) che, nei vari generi, le differenze si basano principalmente su effetti timbrici e scenografici che condizionano l'ascoltatore. Differenze, ed è bene ribadirlo, che tuttavia non sono certo irrilevanti.

Ma l'impianto è quello: il sistema tonale.

E se non è giusto negare il valore di una intelligente ricerca, non so chi oggi possa onestamente affermare che si delizia nell'ascoltare composizioni di stile atonale dodecafonico di Schonberg, politonali o futuste. Anche se non si può certo fare di tutta un'erba un fascio.

Questo per dire, appunto, che sarebbe anacronistico gridare allo scandalo poichè per il nostro orecchio, il limite è già stato oltrepassato.

Diverso è non gradire una interpretazione non in linea con un genere.

Il melodramma, lo sappiamo, è nato come desiderio di un gruppo di intellettuali che a Firenze, alla fine del 1500, nella casa del conte Giovanni de' Bardi, si riuniva per tentare di dar vita ad una forma espressiva che avesse essenzialmente due caratteristiche:

- Riunisse più arti come accadeva nella tragedia greca

- Desse all'ascoltatore la possibilità di comprendere le parole del testo (e questa fu un' esigenza conseguente all'enorme sviluppo della polifonia nella quale, appunto, il testo era divenuto di difficile comprensione proprio per l'intreccio delle varie voci)

Da questi sforzi nacque il "recitar cantando" nel quale la musica aveva la funzione di rafforzare il valore espressivo delle parole. Fu Monteverdi, con l'Orfeo, a dare l'imput al melodramma nel vero senso del termine.

E nel melodramma convivono più elementi: musica parola, cantanti/attori, una vicenda, una scenografia ecc.

Dunque si può dire che gli intenti della "camerata fiorentina" abbiano trovato realizzazione e, via, via, altri abbiano dato il proprio contributo.

Si pensi a Wagner che a Bayreuth riuscì a realizzare fisicamente un teatro secondo i suoi principi e fra i quali si può ricordare la pretesa di illuminare solo il palcoscenico mentre la sala rimane al buio. Per non parlare di aspetti più specifici dell'opera come i motivi conduttori o la melodia infinita.

E il melodramma è quello: vicenda, libretto, cantanti sul palco, orchestra, teatro.

Nessuno viene però arrestato se decide di far cantare arie d'opera con cantanti fermi, impalati e con semplice accompagnamento di pianoforte o, come si è fatto soprattutto nel corso dell'Ottocento, le arie o le riduzioni si eseguono in piazza, senza cantanti cioè con quel complesso nato apposta per suonare all'aperto, costituito da soli strumenti a fiato e chiamato "banda musicale".

E allora Mina ci può stare. Ci può stare di certo, visto che canta a modo suo e non intona il canto con impostazione lirica.

Lei sta cioè semplicemente cantando a mo' di canzone arie famose.

L'errore, a mio avviso, sarebbe il voler dare una connotazione "seria" ad un lavoro che serio lo è ma in ambito leggero. Ed errore sarebbe dare valenza culturale a certe operazioni.

Sì, in musica si può far tutto, ma manteniamo le distanze.

Alberto

Re: Mina e il "vorrei sapere perchè"

mi sembra un ottimo chiarimento, sottoscrivo, bravo.