MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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SANREMO... appuntamento fisso!

Si è conclusa ieri sera, anzi stamattina, la cinquantanovesima edizione del Festival di Sanremo, quest’anno, affidato a Paolo Bonolis. Alla Rai, ricordavano bene i picchi d’ascolto di quattro anni fa, e in un mare che si faceva sempre più profondo, e con navi che erano pronte ad affondare, ci voleva qualcosa in più. San Remo ha fatto il miracolo? Magari ha guardato da lontano tutto il viavai di persone che c’entravano più o meno qualcosa con il mondo della canzone. Tra presentatore e co-conduzioni, tra conigliette di Playboy ed un comico strapagato per sputare sempre contro Berlusconi, sempre con le stesse battute, sempre con le sue impennate di volgarità e con le improvvise resurrezioni della poesia di Wilde (in tema di Oscar…), con artisti in gara che hanno gareggiato pur sapendo, magari, che i giochi erano già fatti da prima (ma non voglio pensarlo perché amo quell’ambiente del quale, comunque, faccio parte), il Festival è andato.
Oltre al Festival, anche i cantanti sono andati. Si sono piazzati in una classifica che il mio quotidiano stamattina non ha riportato. Penso comunque che la classifica finale l’ha stilata il popolo degli sms, il popolo dei “chattanti”, di quei ragazzi che si fanno le ricariche per dire ai loro fidanzati che stanno mangiando pasta con pomodoro e formaggio ed anche per votare i loro beniamini, quasi coetanei, usciti da reality show e scuole dell’arte (dovrebbero diffondere un messaggio d’arte).
Un Festival in cui, come ogni anno, si dice che la musica è in primo piano. E poi ci accorgiamo che i contenitori televisivi non possono vivere senza lo scandalo, la polemica, le accuse, gli scontri. Sanremo, poi, in un momento di poca creatività da parte di coloro che professano l’arte, è una manna dal cielo. Fa discutere, e si può parlare di tutto e tutti, dalle canzoni brutte o belle ai superospiti, che non sempre sopporto per il semplice motivo che “allungano il brodo”.
Ho ascoltato tutte le canzoni di questo Festival. Ci sono alcune che al primo ascolto non mi sono piaciute, al secondo, ho cambiato canale. Ma il canale l’ho cambiato anche altre volte. Mi è capitato! E, non “mi sento in colpa”, anche perché più di quattro ore consecutive di diretta, sfido chiunque a reggerle. Nonostante Paolo Bonolis mi piace! Poi, ogni tanto, cambiando canale, mi sono imbattuto in film d’epoca. Ed ho notato che il paese “reale” (tanto per restare in tema e per citare uno dei brani in gara) è cambiato notevolmente. Siamo comunque un popolo di ipocriti, di perbenisti (falsi, veri, presunti), di bacchettoni. Un paese che si scandalizza per una canzone come “Luca era gay”. E qui spero di non essere frainteso… Ma veramente gli omosessuali si sono arrabbiati per questa canzoncina? Messaggi “omofobi”? Messaggi “contro”? Ma quando mai! Quella di Povia è una canzoncina, che non vorrei nemmeno giudicare. Il secondo posto nemmeno lo merita. L’argomento numero uno delle polemiche c’entrava poco o niente. Non si parla nemmeno di una guarigione. Si parla di un incontro che ha cambiato la vita di una persona. Penso che non tocca nemmeno il mondo dei gay. Nella canzone c’è un po’ di tutto e un po’ di niente… e forse, non è una canzone propriamente intelligente (tanto per citare i miei mitici Cochi e Renato). La canzone di Povia è stata un fenomeno della stampa, un affare di stato quasi. Mancava solo che nelle parti “alte” della nostra nazione pensavano ad una legge che proibisse l’uso di questo o quello, la partecipazione di quello o quell’altro. Povia è stato comunque un “ruffianello”. Ci provò con i bambini che fanno “oh”, ci ha provato con i piccioni che si innamorano, e adesso ci prova con gli ex omosessuali. E penso che Benigni, quando ha parlato della canzone di Povia, non aveva ancora letto il testo. Ha parlato da uomo di sinistra. Benigni ha parlato in favore degli omosessuali. Non s’è messo contro nessuno. Nemmeno contro chi realmente considera l’omosessualità una malattia. Benigni mi trova d’accordo solo quando ha parlato dell’amore. Ogni volta che sento parlare d’amore, mi sciolgo. Sentimento unico! L’amore è sempre amore. Ed anche qui, beccatevi, la “citazioncella”.
Io, personalmente, tifavo per Patty Pravo. La volevo sul podio! Ed il podio, le spettava di diritto. Una giusta ricompensa ad una straordinaria artista, ad una canzone veramente bella, ad una sincera interpretazione, pura, vera, di classe. Patty Pravo ha portato i suoi dolori, i suoi amori, la sua voce, i suoi sentimenti. Patty credeva veramente nel pezzo, e tutti quelli che l’hanno ascoltato, ci credevano, perché è obiettivamente bello. Spero che il disco che conterrà il brano, possa entrare in moltissime case, anche non in quelle dei fan integralisti della Divina Strambelli.
Ho amato anche Iva Zanicchi, dispiaciuta per come è stata “trattata” prima, durante e dopo il Festival. Una grande personalità al servizio di una macchina distruttrice. Ci sono molti personaggini viscidi che ruotano intorno alla manifestazione. Non mancano esperti di niente spietati e contro tutto ciò che è popolare. Non mancano quelli che gridano al miracolo dopo la prima esibizione degli “Afterhours” che, sono piaciuti veramente a pochi. Sono piaciuti a così poche persone che hanno ricevuto il premio della critica.
Marco Masini ha detto che in Italia le cose vanno male. Non lo sapevamo! Da quando ho ascoltato il brano, mi son preoccupato davvero. Un po’ come quando in altre canzoni di altri artisti, negli ultimi anni, ho saputo che le cose nel mondo non giravano per il verso giusto. Praticamente, prima o poi, il telegiornale, sarà affidato ai cantanti. Solo che, a differenza dei giornalisti, i cantanti potranno inserire un commento personale, un sonoro “Caro Belpaese, ci hai rotto i coglioni. Di bello, non ti è rimasto più niente!”. E ci sta bene. Tanto, il disfattismo italiano affonda le sue radici in una storia inenarrabile, antichissima, più che preistorica, che oltre la creazione della luce. Roberto Giacobbo, a “Voyager,” prima o poi dirà che con il formarsi dell’universo, miliardi di anni fa, si formò anche una scuola di pensiero disfattista nel cuore della nostra bella Nazione che ha dimenticato i mandolini, ha dimenticato le “lacrime napulitane”, ha dimenticato Claudio Villa e Nilla Pizzi, ha dimenticato la Mina delle zebre a pois, ha dimenticato il Celentano dei testi ingenui che saltava come impazzito alle varie manifestazioni dei primi rock italiani insieme a debuttanti come Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, ha dimenticato le “cutugnate”, ha dimenticato il pane caldo, ha dimenticato i vecchi scarponi, ha dimenticato i ragazzini che vanno in bicicletta, ha dimenticato la romantica Venezia, ha dimenticato le poesie, ha dimenticato la semplicità, ha dimenticato Roma, ha dimenticato che dopo la guerra, ci fu un dopoguerra, e dopo il dopoguerra, scusate il gioco di parole, ci fu un boom. Oggi, del boom, ci resta solo la botta!
Per fortuna, al Festival di quest’anno, per compensare lo fascio dell’Italia è arrivata la storia della Biancaneve bionda Alexia e del suo produttore, Mario Lavezzi. Una canzone ascoltabile.
Dolcenera è cambiata. Buon per lei!
Francesco Renga ha portato un pezzo dedicato a Luciano Pavarotti. Un brano sicuramente non eccezionale, e che non passerà alla storia. Come molti altri pezzi di questa edizione, come il pezzo di Fausto Leali (che ricorda un “Cutugno” minore), come il pezzo dei Gemelli Diversi, come il pezzo della Nicolai con Di Battista, a metà tra Mina e la Vanoni della voglia e della pazzia e delle smanie d’amore, di sole. Un brano festoso. Mi son messo a ballare…
Grande Al Bano che ha portato una canzone scritta per Al Bano, per i fans di Al Bano, per chi voleva ascoltare Al Bano, per chi di Al Bano ricorda quasi sempre “Nel sole”, “E’ la mia vita” e i duetti con Romina Power. Un pezzo che entrerà nei classici del cantante pugliese, e che lui, inserirà nelle scalette dei concerti che terrà in tutto il mondo e che non mancherà di interpretare nelle varie ospitate televisive.
A trionfare nelle “Nuove Proposte”, ovvero nelle proposte del 2009, la simpatica stralunata Arisa. Brava, molto brava. Personaggio originale. Ha ricevuto anche una standing ovation durante la serata finale del Festival. Brava. Che dobbiamo dire più? L’originalità va premiata, e premiamola. Punto!
Che carina però la Molinari!
Passiamo ora al Vincitore della cinquantanovesima edizione del Festival di Sanremo: Marco Carta. Finalista con Povia e Sal Da Vinci (che ha nobilitato, con la sua voce, un mediocre pezzo di D’Alessio). Appena è stato pronunciato il suo nome come vincitore della gara, son rimasto in silenzio per diversi secondi, forse erano ore.
Molti dicono che era scontata la sua vittoria! Si? Ma basta uscire da un programma di Mediaset e portarsi al Festival la conduttrice di quel programma che lo presenta insieme al conduttore/direttore artistico nella serata finale della manifestazione per vincere? Basta avere un grande nome dietro per vincere? Non dico né si, né no. Parlano i risultati. C’è anche un altro mistero… nella doppia compilation ufficiale del Festival di Sanremo, chi apre il primo dei due cd? Proprio Marco Carta!. Un caso? Non dico né si, né no. Parlano i risultati.
E poi, vogliamo parlare del televoto? All’estero, Marco Carta, è conosciuto come Al Bano? E Povia anche gode di questa popolarità internazionale? Non penso. Come fa, Carta, a vantare un 75% delle preferenze. Potrei capire la bravura e il pezzo. Ma il pezzo, non mi ha entusiasmato. E’ la solita canzonetta che in radio passerà ogni giorno, che forse molti canteranno. Magari il Carta venderà tantissimi dischi. Oltre il mio gusto personale, glielo auguro per diversi motivi. Tanto, più che preferire di comprare un altro disco che il suo, non posso fare. Comunque, trovo ingiusta la sua partecipazione nella categoria “Artisti”, nello stesso “girone” di Patty Pravo e Fausto Leali. Ma si sa, oggi, “artista” è una parola inflazionatissima. Anche la Parietti è un’artista. Eh eh…
Poi, si sta parlando molto di Mina, del “Nessun dorma” arrangiato per lei da Gianni Ferrio, e montato per lei in un video da Mauro Balletti. Nel video abbiamo visto una Mina in studio. Non erano immagini inedite, ma molti non le conoscevano. Anche su Mina, sono nate polemiche su polemiche, ma sto scrivendo da un’ora e forse, le mie parole, cominciano ad annoiare… quindi, se permettete, preferisco godermi l’album in cui è contenuto il pezzo di Puccini cantato dalla Mazzini… “Sulla tua bocca lo dirò”. Mi godo, la straordinaria versione di “I have a love” e…