MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Mina - "Sulla tua bocca lo dirò", ovvero lirica e classica ad usum delphini

Dicesi "ad usum delphini" per cose ridotte o castrate, a somiglianza degli autori latini ridotti e purgati, per uso del Delfino, figlio di Luigi XIV, d'ordine del suo governatore il duca di Montausieur.
E se fosse davvero questa la similitudine giusta per questo album voluto da Mina a tutti i costi, l'album della sua vita, fortemente contrastato dalla Sony, sarebbe già tanto. Ma non è nemmeno così.
Poiché queste mie note arrivano quasi per ultime, mi sono reso conto di che cosa sia stato gradito, di che cosa sia stato apprezzato di questo disco, che cosa sia arrivato agli ammiratori, coloro abituati da tempo, per affetto e per tradizione a comperare tutto di Mina, soffermandosi prima sulla copertina (Mauro Balletti ai suoi minimi termini) e sul packaging, sottolineando la grande voce, facendosi prendere da febbri squassanti e brividoni lungo la schiena per questo miracolo che si perpetua da decenni, e quasi mai entrando nello specifico dei singoli brani, lodando la ghost track che con lirica e classica non c'entra nulla e trascurando in gran parte il "corpo" dell'album.
Partiamo tenendo conto che stiamo parlando di un'eccellenza, termine mediato da Bonolis, dopo cinque giornate di full immersione in un'edizione sanremese che aveva illuso e poi si è rivelata la solita enorme montagna che partorisce il topolino.
Un'eccellenza dunque. Però nella Mina attuale ci sono delle imperfezioni e dei preziosismi. Non tutto è lodevole, non tutto è da scartare.
Mi chiedo tuttavia a chi può giovare un disco siffatto.
Il coronamento di un suo sogno? Va benissimo. Ma non sono arie classiche come per lungo tempo ci avevano fatto credere, arie prive di testo fino ad ora che il buon Giorgio Calabrese avrebbe provveduto a rendere cantabili (ce ne sono appena due), non sono romanze e melodramma come ingannevolmente recita il testo dell'adesivo applicato sul cellophane del CD. C'è dentro un po' di tutto. Dal musical di Bernstein "West Side Story" a Gershwin, da Piazzolla a "Cielito lindo".
Ma andiamo per ordine.

SI', MI CHIAMANO MIMI'

"Sì, mi chiamano Mimì" è resa in maniera non propriamente uguale o quasi uguale alla versione del 1972. Allora insorsero i "puristi" bocciando Mina, Dorelli e soprattutto Ferrio. Io, lo ripeto, non mi considero un purista e quella lontana versione non mi era dispiaciuta. Consideriamo la recente. Concordo sempre con chi rimane estasiato davanti ad una Voce che sembra non conoscere l'oltraggio degli anni che passano. Mina ha acquistato nel tempo o con l'età o con troppe sigarette fumate i toni bassi che le mancavano in gioventù e sembra aver mantenuto inalterati i toni alti. Sembra. Non è esattamente così. E' la grande forza interpretativa che ti dà l'illusione che non sia cambiata. Per questo affermo che, pur rimanendo estasiato davanti alle "cose" che riesce ancora a fare questa quasi settantenne, al disco della sua vita avrebbe dovuto pensarci almeno vent'anni fa. Per "Sì, mi chiamano Mimì" provo a fare un'analisi semi-approfondita che non ripeterò per gli altri brani, per dimostrare quanto ho evidenziato.
Noto toni un po' forzati, invenzioni non del tutto felici, voce che spesso si spegne in un mezzo singhiozzo.
Si noti lo sforzo che c'è in quel "primAvEre" che si spegne in un singhiozzo, laddove avrebbe dovuto esserci un canto che suggerisse quanto Mimì vagheggiasse e desiderasse il ritorno di una stagione più mite, la bella stagione che si portasse via il freddo che regnava nella soff itta.
Si noti quanto è detto in tono grave quel "poesia". Si noti come nella seconda metà della romanza Mina abbia un curioso modo di fraseggio, allungando certe vocali, cambiando di tono.

"Ma quando vien lo sgelo -o,
il primo sole è mio-o
il primo bacio dell'apri-lee è mio-o
il primo sole-e è miio -o"

Quella "rosa - ah..."
Profumo (singhiozzo) di un fiorE (forzato)
"Ahimè (il primo) e""Odore" (gravi, cavernosi).

Non voglio passare per ipercritico. Ci sono preziosismi nei brani successivi che smentiscono ampiamente queste mie pedanti note. Vediamolo.

IDEALE

Qui la prova di Mina è buona, ma non paragoniamola alla Mina di Milleluci. Qui la voce è spesso velata, si avverte il "raspino". Siamo obiettivi! Ciò non toglie che questa romanza di Tosti sia porta nel modo migliore a lei oggi possibile e quel magico secondo "torna" sussurrato nel finale prevale su tutto. Quella è magia pura e nobilita tutto.

I HAVE A LOVE

La forza che Mina dimostra nel finale è IMPRESSIONANTE. L'album vale l'acquisto solo per questo pezzo. Dimentichiamo le pedanterie sopra descritte. Trovate un'altra che sappia fare altrettanto e poi ne riparliamo.
Dolcezza estrema e poi l'esplosione di quell'"All my life!"
Assolutamente strepitoso, sottolineiamolo ancora, quell' "Your is your LIFE"!

CARO MIO BEN

Non so che dire, se non che è resa con maestria e disarmante dolcezza.

OBLIVION

L'orchestra avrebbe dovuto sostenerla di più. Qui Mina e Ferrio non sono in grande sintonia. Se solo l'avesse cantata con Piazzolla! La voce si arrochisce nel primo "sin" e ritorna il raspino. Migliora nel finale. Si noti il vigore di quell' "apareciò", quel "Ya todo se acabò" ed il bel fraseggio di "se per-diò".

MI PARLAVI ADAGIO

L'Adagio di Albinoni è il brano più conosciuto alla massa. Versioni cantate ce ne sono già state in passato, fin dagli anni sessanta e anche in italiano. Non mi piace il modo in cui lo rende Mina. C'è un "Tuuuuuuu" prolungatissimo iniziale e in tutta sincerità il testo di Giorgio Calabrese è di un banale assolutamente inaspettato.

MANON (ovvero il Preludio al Terzo atto di "Manon Lescaut" di Puccini)

Qui Giorgio Calabrese si riscatta alla grande.
Mina incespica in quel forzato, singhiozzante grave "E tu resterai con la cicatrice che mi segnerà"
Poi va via liscia, a parte quel "Te ne vai" gridato.
"AncOra (O sottolineato per evidenziare il punto) un amore" è gridato.
Il finale è meravigliosa pura magia.

BESS IS MY WOMAN NOW/I LOVE YOU PORGY

Qui è strepitosa. Mi sarebbe piaciuta di più se avesse mantenuto toni più leggeri, più morbidi e meno stentorei.
In ""But I ain't goin'!" noto un'inflessione alla Billie Holiday. Ma è solo un attimo, tant'è che Billie Holiday rende in tutt'altro modo "I love you Porgy", vale a dire nel modo dianzi descritto. Anche perché va tenuto conto del momento in cui l'aria si colloca nell'opera di Gershwin.


E' LA SOLITA STORIA...

L'avrei tranquillamente evitata. Non aggiunge molto. E' pleonastica. Mina interpreta in chiave drammatica e partecipe.

NESSUN DORMA

Mina "addomestica" l'aria più celebre di "Turandot" restituendola alla stregua di una grande canzone melodica, in modo prevalentemente dolente. Al di là del fatto che l'aria sia stata composta per un tenore, per una voce maschile, sembra non essere stato tenuto conto del momento dell'opera in sui si inquadra l'aria.
E' questo che mi fa affermare che la versione di Mina è quella di una grande canzone melodica che ha poco a che vedere con le intenzioni dell'autore. Mi ricredo sul finale. D'altra parte attendevo la verifica su CD, perché ciò che è arrivato dalla televisione, quel passaggio da un soffiato a una piena voce finale sembrava frutto di alchimie di missaggio, non perfettamente riuscite.
Ora posso dire che è un passaggio geniale. Parte in "quasi falsetto" e possiamo ascoltare quella "E" crescere, crescere, crescere, crescere, gonfiarsi fino ad esplodere con grande forza. Ma è un Puccini "ad usum delphini"

E LUCEVAN LE STELLE

Qui Puccini è tradito ancora. Qui non avverto assolutamente il pathos che avrebbe dovuto esserci. Cavaradossi canta sulla terrazza di Castel Sant'Angelo nelle ore che precedono la sua fucilazione. Laddove dovrebbe esserci rimpianto, disperazione per la vita che si sta per perdere io percepisco vocalità che si divide fra languore e rassegnazione, ma assai poco il canto di disperato addio alla vita del tenore.

SONO ANDATI?

E' un mezzo pasticcio. E' sbagliata la chiave interpretativa. La prende troppo alta. Ricordiamo che è il canto di una donna che sta morendo. Se ci lamentavamo perché sembrava che la voce non ci fosse, qui è fin troppo spiegata. E manca un partner maschile.
"Son bella ancora?" sembra una domanda che Mimì fa a sé stessa, mentre la rivolge a Rodolfo, il quale dà una risposta che giustificherebbe quel "Hai sbagliato, dovevi dire bella come un tramonto", che in questa versione appare incomprensibile.
Ottimo pre-finale affidato all'orchestra, prima di quel "Mi chiamano Mimì" che avrei visto meglio più sussurrato.

CIELITO LINDO

La prendiamo come un"divertissement"? Uno scaldavoce registrato durante le prove? Va benissimo. Però non c'entra per niente con tutto il resto.
Qui a tratti si ritrova la Mina ironica e un po' bamboleggiante d'antan che canta quasi al ritmo di un carillon.

In conclusione un album che creerà disappunto ai melomani, che non dirà molto a una buona parte della fanseria, la quale si è già soffermata sulla ghost-track iperlodandola, che ha apprezzato Bernstein, Gershwin, non ha disdegnato Piazzolla ed ha quasi scartato il resto.

Paolo

Re: Veramente la fanseria esprime un giudizio complessivo e non particolareggiato

Ovviamente se non ti esprimevi, ed oggi avrei sollecitato un tuo giudizio, è perché volevi studiare persino nei monosillabi i testi (mi rendo conto ora perché li reclamavi venerdì)interpretati da Mina. Fai un esame spietato di ogni brano. Sembra poi che i fan siano una massa di pecoroni che accettano acriticamente tutto di Mina vuoi per collezionismo vuoi per incondizionato amore.
Mi dispiace smentirti, ma non è così per tutti. Il disco è caduto in un momento poco felice: la bagarre sanremese. Fra l'altro il decandato spot non vi è stato. Sembra che, a parte il web, nessuno si sia accolto del video iniale di sanremo. E non penso proprio per quello finale. Video che non ha reso giustizia al capolavoro. Anzi, a mio parere, l'ha danneggiato.
Io ho ascoltato, imponendo il silenzio a casa mia, con molta attenzione. Restare per diversi minuti (non fammeli conteggiare) immobile e farsi assorbire dalla voce di Mina non è facile. Non è un esercizio di "devozione" che lo si può chiedere a tutti. Non alludo a te. Parlo in generale.
Io credo che la musica élitaria, grazie a Mina, abbia un'occasione per entrare anche in coscienze poco sensibili come la mia. Non vado a vivisezionare testo per testo. Non ne sarei neanche capace. Prendo l'insieme interpretativo dell'intero testo. Non lo giudico. Dico solo ciò che mi trasmette. Nel caso dei testi di "Sulla tua bocca ti dirò", io dico che mi hanno trasmesso tutti delle grandi emozioni. Se c'è la forzatura di una nota o di un monosillabo, non lo noto. Non lo voglio neanche notare. E ti dirò che se mi applico con le cuffie, le forzature potrei trovarle anch'io. Ma Mina non è una voce perfetta ed impostata. Non è Giuni Russo.

Nella Presentazione del Minaover50, c'è un'epigrafe di Luigi Nava (salvata in altri tempi da me) che così recita:

"La voce di Mina è un miracolo, pur nelle sue traversie, nelle sue metamorfosi. Anzi è miracolosa proprio per le sue metamorfosi, ed anche per le sue imprecisioni. Perché in tutto questo non c'è la freddezza del canto pulito, ma l'anima di una donna che è fatta di carne. Una voce campionata forse canterebbe più pulita di una Mina un po' graffiante. Ma non ci sarebbe la sua anima". Luigi Nava



Credo che qui vi sia la migliore risposta alla tua spietata analisi. Spietata nel senso che non hai lasciato niente agli altri. Hai analizzato tutto.

Circa i nostri commenti sulla copertina. Da quando in qua si è mai sentito parlare di commenti sulle copertine di altri cantanti? Solo i fan di Mina parlano di tutto, persino delle promozioni tv o dei quotidiani e della solita mancata copertina di TV Sorrisi e canzoni.
Lei è Mina, le altre sono solo seconde.

Grazie in ogni modo per la tua analisi che prontamente inserisco nel mio sito.

Franco

Re: Re: Franco, fino a stamani mi mancava il tempo materiale

La bagarre sanremese mi ha assorbito più di quanto potessi immaginare. Fare l'una e mezza ogni sera per cinque sere è stato un tour de force massacrante.
Il CD l'ho acquistato solo ieri. Un primo ascolto e stamattina l'ho ascoltato con la dovuta attenzione.

Considera la "fanseria" in genere. Non mi riferisco a nessuno in particolare.
Considera gli utenti più disparati, quelli che non conosciamo, quelli che scrivono in altri siti, diversi dai nostri.
Là c'è la gara delle copertine, la gara a quale sia la confezione più bella, dimenticando la caramella o lodando tutte le caramelle, anche se di gusto completamente diverso l'una dall'altra.
Ero tentato di impostare la mia recensione come risposta ad Enrico, che è una delle penne migliori, ma sarebbe stata una forzatura.
Lui mi ha citato due volte nella sua recensione. Mi fa simpatia. Non sono una grande penna.
Ho espresso quello che il disco ha trasmesso a me ed in base alle mie conoscenze musicali.
Ma rimane sempre e solo un'opinione personalissima.
Non c'è stroncatura, ma non c'è nemmeno esaltazione.
Ciao!!
Paolo:-))