Le canzoni dei 16 Artisti a Sanremo -Fuori Afterhours, Tricarico, Iva - di M. Venegoni
DOLCENERA: «Il mio amore unico». Voto: 4
Più personaggio che artista, la scapigliata fanciulla ha cambiato cifra e pelle, ma non perde alcuni vizietti: il ritmo discotecaro trascina una non-canzone che stenta a correre in proprio, regalando versi come «La mia bocca è qui giuda irresistibile».
FAUSTO LEALI: «Una piccola parte di te». Voto: 6
Una canzone all'antica nel senso migliore, nella quale l'autore Franco Fasano racconta con delicatezza i pensieri di un uomo sospeso tra il ruolo di figlio, e quello di padre di un ragazzo che cresce. Leali fatica a trattenere le tonsille, ma ci prova.
TRICARICO: «Il bosco delle fragole». Voto: 7
Tricarico, innamorato, canta per gioia un divertente girotondo assai ritmato. E' una favola come lui antica, scombicchierata e surreale: dove giura di non voler più una vita tranquilla («Pene dell'inferno per me/Non voglio pene senza fine per te»).
PATTY PRAVO: «E io verrò un giorno là». Voto: 7.
Una minisinfonia in ardito crescendo: la miglior tradizione francese (nelle corde della Divina) sconfina nel melodramma, per chiudere poi arditamente in rock. Un percorso spericolato, dal testo molto musicale. Ma la la tenuta vocale di Patty è stata precaria.
MARCO CARTA: «La forza mia». Voto: 4-5.
L'idolo di «Amici» incontra un autore suo omonimo, Paolo Carta, fidanzato di Laura Pausini. Il ritornello è subito un trapano e mostra il consolidarsi della canzone televisiva: che cerca l'efficacia immediata più una bella faccetta. E il resto pazienza.
MARCO MASINI: «L'Italia». Voto: 6
Il fondo di ruvidezza del cantore toscano s'intreccia bene con quello di una ballata per chitarra che si rivela poi come un tributo d'amore al nostro tribolato Paese: malgrado il realistico, allarmante (e un po' sbracato) elenco dei mali che ci affliggono.
FRANCESCO RENGA: «L'uomo senza età». Voto: 7
Superlativa prova vocale. Ma se l'ambizione di Renga è di non sfidare il tenorume imperante e rimanere invece in saldi territori pop, la canzone è tentata da una voglia melodrammatica senza fine, con omaggio al solito "Nessun Dorma" (e basta, no?).
PUPO, BELLI & YOUSSOU N'DOUR: «L'OPPORTUNITA'». Voto: 6
Riecheggia "The Lion Sleeps Tonight», «Che sarà», «We Are The World». Youssou maestro nel canto, gli altri s'arrangiano. Sull'accoglienza, una frase approvata dal Governo: «..Mi smarrisco perché so/Quanto vale quanto costa questa volta dirti no». Firmato Mogol.
GEMELLI DIVERSI: «Vivi per un miracolo». Voto: 6
Non c'è dubbio, è l'Italia la principale ispiratrice di Sanremo 09. Anche in questo rap che musicalmente abbraccia gli stereotipi storici del genere: la furia moralizzante evita la politica per volare fra madri mancate e alcolizzate, fra barboni e ribellismo.
ALBANO: «L'amore è sempre amore». Voto: 5
Un raro caso di esercizio di canto contenuto per il leggendario pugliese, che è solito esagerare con le dotate tonsille. Chissà se avrà capito che così ci guadagna. Ma se la melodia scorre piana, il testo è paurosamente infarcito di banalità. Come da titolo.
AFTERHOURS: «Il paese è reale». Voto: 8
Il pezzo più inquietante, e che più ci rappresenta. Un invito lucido a prendersi le proprie responsabilità nel dissolversi delle medesime: riflessioni assecondate dal tipico rock sporco della band, in un percorso originale e creativo, anche musicalmente.
IVA ZANICCHI: «Ti voglio senza amore». Voto: 5
La melodia si appiccica alla mente, e la voce di Iva è a tratti irriconoscibile mentre pretende per sé, donna, la stessa mentalità dell'uomo nell'affrontare il grande mistero del sesso. Infatti finisce male (anche perché una nuvola kitsch oscura l'insieme).
NICKI NICOLAI&STEFANO DI BATTISTA: «Più sole». Voto: 8
Una leggerezza jazzy governa la voce senza paura, anticipata e assecondata dal sax assassino del marito. Che coppia. Il testo di Jovanotti, con citazione bardottiana, ci consola dalle banalità imperanti (ma si prende troppo spazio dentro la musica lieve).
POVIA: «Luca era gay». Voto: 3
E' in rap il racconto del mutamento dei gusti sessuali di Luca. L'urgenza della storia nuoce alla forma canzone che si incarta, la soluzione musicale ricorda troppo «Pensa» di Moro (in più, i genitori dei gay già ricominciano a raccomandare lo psicologo...)
SAL DA VINCI: «Non riesco a farti innamorare». Voto: 4.
Sal Da Vinci nella sua carriera dentro i confini napoletani ha cantato musiche e parole di qualche rilievo. Qui, paga pegno al suo potente autore Gigi D'Alessio: e insieme allegramente sprofondano negli abissi di una banalità a tutto tondo.
ALEXIA CON MARIO LAVEZZI: «Biancaneve». Voto: 5
Coinvolge un testo carino di Mogol, questo gentile omaggio all'autore Lavezzi, che però manca della stoffa da interprete: l'energia di Alexia se lo mangia. Il duo si arrampica volonteroso sulla ballad ritmata, ma di tutto questo sfugge il perché.