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Missione Bonolis: battere il flop dell’ultimo Baudo di GINO CASTALDO

Missione Bonolis: battere il flop dell’ultimo Baudo





di GINO CASTALDO

SANREMO - Sarà anche una rassegna di canzoni ma tutto lascia intendere che a Sanremo quest'anno ci si vada con elmetto e tuta mimetica. In metafora, s'intende, eppure la sensazione è che la posta in gioco sia molto più alta di quanto farebbero intendere le desuete regole della competizione musicale. Questo potrebbe essere l'ultimo festival della tv generalista, l'ultimo di Mamma Rai in versione post-monopolio, così come potrebbe essere il primo dell'era Rai-Set, o l'ultimo in assoluto se fra pochi mesi (alla scadenza dei trattati tra etere e satellitare) l'equilibrio tra duopolio e il terzo incomodo Sky dovesse mutare radicalmente.

Bonolis ha un obiettivo più preciso e limitato, deve difendersi dalle polemiche di bassa manovalanza, ma deve soprattutto fare meglio, molto meglio, degli ascolti dello scorso anno. Obiettivo tutt'altro che proibitivo, visto il disastro della passata edizione, se non fosse che l'emorragia di utenti della tv in chiaro è progressiva e costante. La Rai oltretutto va al risparmio (non sul suo cachet ma su quello degli ospiti) e soprattutto vive in un vuoto di potere senza precedenti. Mercoledì, in pieno festival, si formerà il nuovo governo della Rai, e anche questa è una circostanza del tutto inedita, e non è escluso che chi deve sloggiare possa lasciare sul tappeto alcune polpette avvelenate.

In questo clima da fortino assediato, nello staff di Bonolis si respira una precisa consapevolezza: non basta andare meglio di Baudo, bisogna fare parecchio di più, e basterebbe bissare i livelli TOP LINK
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del precedente festival targato Bonolis. Alla Rai dicono: o la va o la spacca, o si riesce a convertire la marcia di declino delle ultime edizioni, o si va tutti a casa. Ma un disagio c'è. L'altra volta Bonolis era già della Rai, ora no, viene da fuori e con tutta probabilità se ne andrà appena finito il festival. E' arrivato con la sua squadra al completo e questa spiega la sensazione di eccesso di potere affidata al suo manager Lucio Presta. Al conduttore non resta che mettere in campo tutta la potenza di fuoco di cui dispone, malgrado stia lavorando in una Rai che ha diminuito il budget, senza governo, con limitato potere decisionale, ma ha le carte giuste, diciamo pure la faccia giusta se non altro per ridare un soffio di vita all'agonizzante manifestazione.

I discografici vanno a cercare di raccogliere le briciole di quello che resta del mercato, alla Rai rimpiangono i margini di autonomia che c'erano un tempo e subiscono la crescente politicizzazione come una tassa obbligata e irreversibile. L'equipe di Bonolis ha cercato di lavorare a cambiamenti vistosi, ma scontando questo non perfetto amalgama con la Rai, scontrandosi con vecchie liturgie organizzative. E poi, che succederà col nuovo Cda? Per il festival dovrebbe essere ininfluente, visto che il verdetto lo avremo già martedì sera, alla prima serata, quando Bonolis, Benigni e una manciata di cantanti si giocheranno gli ascolti del debutto. Da lì capiremo tante cose. Se questo sarà l'ultimo festival o il primo di una tv in cerca di nuovi scenari.