MUSICA




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Bonolis II, sempre più Paperone (Povia è già nel dimenticatoio) - di M. Venegoni

Ogni volta che Bonolis va a Sanremo, gli si ingradisce l'aureola da Paperon De' Paperoni. Nel 2005 fu a Festival concluso, quando dopo un massiccio successo di audience canzonettara fu sedotto da Mediaset per una cifra che - confessò lui stesso in una intervista - si aggirava sugli 8 milioni e mezzo di euro per 3 anni. Quei tre anni se ne sono andati, Paolino è tornato per la sua seconda kermesse musicale, in onda da martedì 17 su Raiuno: però mentre fervono le prove dell'assai complesso meccanismo spettacolare, non si parla di canzoni ma solo del suo nuovo compenso, un milione di euro. Con una insistenza e un clamore che fanno temere - a lui e al suo fido agente Lucio Presta - un tentativo di delegittimazione. Così, il Bravo Presentatore sulla graticola ha preso microfono e si è sfogato ieri sera al TG1: «Buffa questa cosa - ha commentato -. Questo stesso compenso è stato dato a tutti i conduttori del Festival che costruiscono un evento, con mesi e mesi di lavoro: buffo anche che questa cifra sia venuta fuori solo oggi, quando è nota da ottobre».

La difesa appassionata di Bonolis finisce anche per allargarsi a spiegare i criteri che dominano un mercato, che non è certo quello dei precari e cassintegrati protagonisti delle difficoltà dei nostri giorni: «Sono cifre che rientrano nella logica dei compensi importanti, quelli che vanno a tante figure che hanno il brivido, dai direttori di testata ai calciatori. Spiace un po' che si tenti di delegittimare un lavoro che con tutta la squadra Rai abbiamo cercato di fare al meglio, portando all'Ariston l'eccellenza, e costruendo tante storie per generazioni trasversali. E invece c'è un manipolo di persone che, anche quando i fatti sono noti da tempo, aspetta l'ìnizio della kermesse per squalificarla, e forse per prendersi un po' di visibilità».

In effetti, il marchio Sanremo è un formidabile traino di polemiche. Ma questa volta l'accanimento mediatico ristagna come una nuvoletta minacciosa solo sul milione bonolisiano: non si parla nemmeno più di «Luca era gay», la canzone di Povia sull'omosessuale convertito; eppure a Sanremo nei prossimi giorni sono attese diverse manifestazioni gay: una, di un cosiddetto «gruppo AntiPovia», annunciata via mail ai media, è prevista davanti al teatro Ariston già martedì, mentre Grillini ha appena annunciato nello stesso luogo un kiss crossing in occasione della finalissima di sabato 21 febbraio.

Niente. I comunicati continuano a piovere, da partiti e associazioni, sul milione. Oggi Elio Lanutti dell'Italia dei Valori ha detto: «Mentre milioni di famiglia faticano ad arrivare a fine mese e la recessione mette a rischio milioni di posti di lavoro, Bonolis si permette di offendere come "Infelici" i parlamentari che hanno criticato gli scandalosi compensi pari a cento anni di lavoro da precario», e promette di chiedere al ministro Tremonti, «quale azionista di maggioranza Rai, di venire a rispondere con urgenza in Senato, restando inammissibile che il servizio pubblico - pagato da un salato canone, aumentato anche dal ministro delle Comunicazioni anche per pagare Bonolis e i "pacchi" - possa sperperare ingenti risorse pubbliche». Luca Borgomeo, presidente dell'associazione Aiart che riunisce i telespettatori cattolici, ne fa un problema generale: «Gli stipendi dei presentatori sono tutti eccessivi, nella crisi della nazione tutti debbono tirare la cinghia».



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