MUSICA




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Biagio vince una causa sui cofanetti Universal ritira il suo Best: e ora? - di M. Venegoni

Scoopettone, stamattina su La Stampa, del mio prode collega milanese Luca Dondoni. Che ha scoperto che Biagio Antonacci ha vinto la causa contro la Universal, sua ex etichetta: la quale dovrà ritirare dal mercato tutti i "Best 2001-2007" ancora in circolazione, dopo che 250 mila copie già erano state vendute: "La giustizia mi ha dato ragione - ha detto Biagio attualmente in tour con un album di inediti uscito con la Sony -. La Universal si era impossessata del mio catalogo mandando addirittura alle radio dei singoli che non avevo mai approvato e distribuendo dei cofanetti e dei cd raccolta senza chiedermi nulla". Aggiunge il divo Biagio che i fans avevano assai mal digerito l'uscita di ben 3 greatest hits: "Le frasi più buone erano: hai finito le idee?".
Ma questo costume del "cofanettare" quando un artista se ne va da una casa discografica, è una prassi abituale. E adesso, che succederà? Io vi ammollo qui il mio commento, nel quale affronto il problema, pubblicato accanto allo scoopettone del mio amico Luca.

La sensazione, nella contesa Antonacci/Universal, è che si tratti di un primo round. Le case discografiche sopravviventi non incasseranno con fair-play la rivoluzionaria sentenza di Milano, soprattutto in un momento come questo che vede gli introiti di majors (e minors) diventare sempre più esangui: privarsi di una fonte di reddito come quella dello sfruttamento del catalogo di artisti passati a etichette concorrenti, significa rinunciare a una cospicua fonte di reddito. Ci sarà lavoro per tanti avvocati, d'ora in avanti.

La prassi di metter fuori album di best e raccolte, quando un artista ti abbandona, è comune a tutte le etichette. L'hanno subita, come un atto inevitabile, i grandi autori in trasmigrazione in tutti questi anni turbolenti per la musica: Ivano Fossati, Franco Battiato che è stato il più mobile di tutti, e più di recente Paolo Conte, che abbandonata la Wea è passato alla Universal, e si è trovato un cofanetto che inseguiva il suo bellissimo cd inedito di «Psiche». Un altro che allungherà l'elenco è Renato Zero, che ha appena abbandonato la Sony per mettersi totalmente in proprio, anche come distribuzione, dal prossimo 20 marzo.

Ma va detto che il subire, in quest'arte della musica popolare, ha pure risvolti piacevoli. Perché non si tratta solo di un cieco dare, ma pure di un gradito ricevere: di quelle 250 mila copie vendute del suo cofanetto che comprende l'opera omnia dal 2001 al 2007, Biagio Antonacci ha infatti regolarmente maturato le proprie royalties, e così pure tutti gli altri suoi colleghi in analoghe operazioni. Per questo, il costume ha finito per esser sempre di tacito accordo, magari a denti stretti, sulla prassi consolidata.

Certo, c'è modo e modo. C'è l'etichetta che, pure nello sconforto dell'abbandono, al momento dell'uscita del disco/dispetto chiama il manager del cantante da colpire, e concorda con lui una linea editoriale e pubblicitaria per l'opera-«conguaglio» in uscita; e c'è chi il dispetto cerca di farlo invece a tutto tondo, senza riserve e senza compromessi di sorta. D'ora in avanti, con la sentenza Antonacci, in qualche modo le cose cambieranno: ma la strada appare lunga e costellata di pandette.



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