Non nascondo che sono un collezionista di vinile, ma acquisto ciò che mi posso permettere di acquistare. Ma quando i prezzi sono molto alti, desisto perché mi accorgo che si arriverebbe alla esagerazione.
Perché penso questo? Perché sprecare tanti soldi per un vinile che poi non si può ascoltare altrimenti perde di quotazione, è a dir poco una spesa morta.
Se un 45 giri di Mina costava, dico un prezzo a caso, 200/300/400/500 lire, acquistarlo oggi significa pagarlo un prezzo altissimo. Ad es. i 5 45 giri di Baby Gate, costano l'uno 100 Euro in condizioni mint.
L'EP, unico extended playing sempre accreditato a Baby Gate, con 4 canzoni tratte dai singoli, ha un vaolore sempre in condizioni mint, di 500 Euro.
Vale la pena sprecare 500 euro per qualcosa che poi resta a giacere negli scaffali e non si può nemmeno ascoltare? E all'epoca nel 1959 quando poteva costare?
Una delle tante assurdità l'ho riscontrata (ma ce ne sono tantissime nella storia del collezionismo del vinile) riguardo un 45 giri di Mina pubblicato su Italdisc S.r.l. - Milano.
Si tratta di “Una zebra a pois” / ”Mi vuoi lasciar“ (N. catalogo: MH-60). Edizione con classica busta forata, realizzato con varie copertine di diverso colore. Ebbene, alcune copie di questo singolo riporta un errore: su entrambi le facciate è riportato il titolo della canzone "Una zebra a pois".
L'assurdità del collezionista è che un vinile con questo errore, fa aumentare notevolmente la quotazione. Per un errore, l'uomo, pagherebbe un somma notevole. Ma ci rendiamo conto?
Questa non è cultura, è solo commercio, puro commercio su ciò che dovrebbe far parte della nostra cultura musicale e artistica.
... ma permettimi di dire che, fatta salva la libertà di ognuno di dilapidare il proprio denaro come crede, andare a spendere cifre del genere per un 45 giri del 1959, che non puoi ascoltare, che devi solo mettere in cornice ed appendere al muro, oltre a non essere un investimento, oltre ad essere molto kitsch, è un vero insulto alla miseria.
Buonasera, non desidero entrare nella polemica dei prezzi che un collezionista è disposto a pagare per impossessarsi di un un oggetto che manca alla propria collezione, è una questione privata e soggettiva, volevo solo dire che il disco al quale fate riferimento: “Una zebra a pois” / ”Mi vuoi lasciar“ Italdisc MH-60 non riporta su entrambe le facciate il titolo della canzone "Una zebra a pois", i titoli sulla label sono indicati in modo corretto, ma su entrambe le facciate è INCISA la canzone "Una zebra a pois".
Lo so perchè anche un disco del 1959 può essere ascoltato, anzi deve essere ascoltato, e io ce l'ho e l'ho ascoltato.
L'assurdo non è tanto quanto si paga un vinile, anche se come, per tutte le cose deve esserci un limite, ma pagare per un oggetto e non usarlo per lo scopo per il quale è stato fabbricato. Viva il vinile.
Mirko.
Re: Re: Penso che essere collezionisti non sempre equivalga ad essere amanti della musica
Mah! Guarda io non so quali attrezzature tu abbia per ascoltare in 45 giri del 1959, anche se MINT.
Io ho una fonovaligia degli anni sessanta per cui non si trovano più puntine ed un super giradischi Rega, la cui puntina non metto a repentaglio per ascoltare una canzone su 45 giri che posso comodamente trovare anche su 33 - ristampato - e certamente senza alcun valore.
Il collezionismo proprio non riesco a concepirlo.
Se mi fosse capitato di acquistare un disco con difetto di stampa - e negli anni 80 mi è capitato un Mina - Del Mio Meglio 2 - che su un lato aveva l'etichetta stampata sui solchi delle canzoni, anzichè al centro, mi sono affrettato a restituirlo al negoziante. Altro che trattenerlo, confidando in una rivalutazione!
Penso proprio che essere collezionisti non sempre equivalga ad essere amanti della musica.
Ciao!
Per maggiore chiarimento: la mia non era una critica verso le scelte degli altri.
Esprimo solo la critica verso determinate scelte che purtroppo il collezionismo comporta.
Molte volte dietro ad una operazione di recupero del vinile (ANCHE per evitare che finisca nella spazzatura), si celano individui che se ne appro*****no. Purtroppo anche nel commercio del vinile capita di trovare dei falsi taroccati.
D'accordo con il signor Mirko: "Viva il vinile". Ma aggiungo: Viva chiunque cerca nel collezionismo un valore culturale, ma non bisogna arrivare all'eagerazione.
Re: Re: Re: Penso che essere collezionisti non sempre equivalga ad essere amanti della musica
Ho un normale impianto stereo, ampli Harman Kardon, giradischi Technics e di solito uso una puntina Audio Technica, ne ho altre che uso a secondo delle condizioni del disco, un disco del 1959 lo ascolto come uno del 1970 o del 1980, purchè giri a 45 o a 33 giri.
La musica la ascolto anche alla radio, in macchina, con l'MP3 e, quando posso, dal vivo.
Mi piacciono tuttavia i dischi e il suono prodotto dal vinile (in buono stato) e non faccio certo prendere la polvere al mio giradischi.
Ciao anche a te.
Una altra marca ottima, forse un po' costosa, è la tedesca THORENS. Lì, i 45rpm vinyl possono girare tranquillamente.
Se poi si usa un braccio MISSION con una puntina di ottima qualità, si può ascoltare di tutto.
Ci sono puntine che costano tantissimo, alcune sono in "diamante".
Il problema si pone per i 16rpm e i 78rpm. I piatti giradischi degli anni '60, erano dotati anche di queste due velocità. Poi man mano sono scomparsi per lasciar posto ai 45rpm e 33rpm.
Re: Di piatti giradischi in vendita ce ne sono. E anche di nuovi dischi!!!
Anche grazie alle stampe di NUOVI dischi di artisti odierni che sempre più scelgono di pubblicare "anche" in vinile le proprie produzioni, oggi è molto facile trovare giradischi, spesso discreti, in tutti i negozi e catene di negozi di elettronica e materiale simile, senza spendere follie, senza necessariamente dotarsi di sofisticati Thorens che poi, per paura di rovinare, servono solo a prender polvere....
L'uso del giradischi, secondo me, insegna a godere della musica in modo più ponderato e "rispettoso".
Il disco in vinile, anche se è molto più robusto di quello che si pensi, si deve comunque maneggiare con rispetto e non in modo usa e getta come spesso si trattano i supporti digitali.
Per me il collezionismo non è una MALATIA, ma un'ottima opportunità di crescita culturale e di piacere personale!
Viva il Vinile!
Saluti, Mirko.