MUSICA




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Sanremo è splatter, o si fa per spot? - (Le canzoni che urlano o grondano) - di M. Venegoni

Si va verso un Sanremone splatter, un po' efferato e schizzato, o sono solo boati promozionali? Da poco più di un mese, appena reso noto l''''elenco dei graziati alla gara televisiva, non si fa che polemizzare sui contenuti delle canzoni in arrivo in tivù dal 17 febbraio prossimo: tanto che paradossalmente - al contrario del solito - i media riportano più i dibattiti sui testi delle canzoni che non le fughe di notizie sugli aiuto-presentatori di Bonolis, tuttora quasi ignoti. Sarebbe anche naturale, che la musica popolare ridiventasse terreno di discussione: ma è più probabile che, per rivitalizzare l''''attenzione cadente, Paolo Bonolis e i suoi collaboratori abbiano maliziosamente calcato la mano nelle scelte artistiche.

Fin dal giorno in cui esplose l'imperfetto del titolo «Luca era gay», Povia ha acceso Arcigay e simpatizzanti, che hanno annunciato manifestazioni a Sanremo per quella che si presenta come una tesi cantata secondo la quale omosessualità è uguale a infelicità; con scarso senso del ridicolo, il testo è stato secretato, tranne poi esser rivelato a un sagace collega secondo il quale le parole recitano un «Né malattia, né guarigione» che sembra posticcio, mentre il ritornello canta: «Luca era gay/adesso sta con lei...Luca parla con il cuore in mano, Luca dice sono un altro uomo». Per giudicare se si tratta di un''''operina d''''arte o di una furbata, bisognerà ascoltarla, questa canzone: anzi fa già riflettere che «Il Pettirosso», una canzone sulla pedofilia appena uscita e di indubbio valore artistico, abbia immediatamente fatto convcocare il suo autore Gino Paoli alla Commissione Parlamentare per l''''Infanzia.

Ma a Sanremo 2009 lo splatter è in agguato su vari fronti. Hanno annunciato a rischio il rap «Vivi per un miracolo» dei Gemelli Diversi, hanno urlato che parla di aborto: poi la lettura del testo rivela che è molto peggio, si tratta di una preghiera con il seguente inizio «Per ogni madre ancora troppo immatura/Che ha avuto fin troppa paura/Per ogni vita finita in un sacco della spazzatura...»; segue un campionario raccapricciante di varie situazioni di quella cronaca nera tanto cara oggi ai tg (splatter pure loro), dove ci si ferma solo per invocare «Ti prego dimmi mentre il mondo piange Dio dov''''è».

Va sul pesantuccio pure - con «Italia», argentina ballata per chitarra - Marco Masini, che torna qui al suo primitivo stile virulento, come in una degregoriana e tutto sommato ottimista «Viva l''''Italia» ma di destra: un ruvido atto d''''amore alla patria, con versi come «E'''' un Paese l''''Italia dove un muro divide a metà/La ricchezza più assurda dalla solita merda...» e poi giù un bel «E'''' un Paese l''''Italia che c''''ha rotto i coglioni». Tutto nel segno di una composta eleganza. C''''è infine una nonna a tutti gli effetti, Iva Zanicchi, in un''''ardita dichiarazione di passione verso un ragazzetto: «Ti voglio senza amore», spasima in nome di tutte le donne liberate; tranne poi cadere come una pera nel verso finale: «Ti voglio senza amore...amore» (tanta fatica inutile...).




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