MUSICA




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Che emozione a Washington quando Aretha canta per Obama - di M. Venegoni

Che emozione a Washington quando Aretha canta per Obama - di M. Venegoni




L'emozione può avere il volto di una grande signora nera di mezza età (e anche un po' di più , con un clamoroso cappellino grigio sovrastato da un nodo più grande di lei, che già non scherza.
Ho sentito Aretha Franklin, emozionata pure lei come una scolaretta, la gola spesso spezzata, dar voce all'America della musica popolare, in un momento così importante come il giuramento di un Presidente come Obama. Sempre la numero uno. Che emozione, davvero.

Su "La Stampa" di questa mattina, c'è un'intervista nella quale ricorda di aver conosciuto il razzismo, da ragazza, durante i viaggi al Sud degli Stati Uniti: "Non poter mangiare in certi ristoranti, oppure usare la toilette in certi luoghi>.
Ma non ha mai visto razzismo nell'industria musicale: "Le finestre dell'opportunità erano sempre aperte, avevamo le stesse chances degli altri".
E ricorda: "In Respect intendevo parlare del rispetto uomo-donna, ma anche in generale. La gente merita rispetto e deve darlo: tutti lo vogliono, tutti ne hanno bisogno".

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