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Paul McCartney e il "miracolo di Natale"

Paul McCartney e il "miracolo di Natale"

Di Franco Zanetti

C’è chi reputa la tregua del giorno di Natale una semplice leggenda, un evento portato al mito dalle arcane cronache di guerra. C’è chi invece ci crede per davvero. Ma le testimonianze giunte dai soldati al fronte, tramite le lettere ai loro cari, farebbero propendere per la seconda opzione. La storia narra che il 25 dicembre 1914 le truppe tedesche e quelle britanniche, impegnate sul fronte occidentale, posarono i fucili per una momentanea e surreale riappacificazione. In quel periodo, l’idea di una guerra lampo veniva pian piano accantonata, lasciando invece spazio alla triste consapevolezza che si sarebbe trattato di un conflitto ben più prolungato e che avrebbe costretto i soldati in trincee sferzate dal gelido vento invernale.

Fu un’iniziativa presa dal basso, dai soldati in trincea, che quel Natale decisero di uscire spontaneamente allo scoperto in alcune zone del fronte occidentale per andare a salutare e a fare gli auguri ai “nemici” senza che fosse stato dato, da parte dei
rispettivi comandi, alcun via libera. Anzi, proprio il contrario.
Come era purtroppo logico pensare, quando la notizia, grazie alle lettere dei soldati alle famiglie, si diffuse i vertici militari di entrambi gli schieramenti si affrettarono a proibire il nascere di altre iniziative simili: il generale Horace Smith Dorrien, comandante del secondo corpo d’armata della forza di spedizione britannica in Francia (BEF, British Expeditionary Force), arrivò a minacciare il deferimento alla corte marziale per chiunque si fosse reso colpevole di fraternizzare con il nemico.

Il “miracolo” del Natale 1914, di due avversari che dimenticano l’odio per unirsi in un abbraccio fraterno, rimase un fatto quasi isolato e ben presto sfumò nel mito, tanto più quando il sentimento popolare degli europei nei confronti della Grande Guerra cambiò di segno: non più glorioso fatto d’arme ma massacro insensato, che aveva spazzato via con dolore un’intera generazione. La tregua di Natale fu la dimostrazione che gli uomini sono fondamentalmente buoni e che vennero invece spinti alla guerra da governi stupidi e irresponsabili, tanto che appena poterono scelsero, senza pensarci due volte, la pace e la fratellanza.

"È stato il Natale più meraviglioso che io abbia mai passato. Eravamo in trincea la vigilia di Natale e verso le otto e mezzo di sera il fuoco era quasi cessato. Poi i tedeschi hanno cominciato a urlarci gli auguri di Buon Natale e a mettere sui parapetti delle trincee un sacco di alberi di Natale con centinaia di candele. Alcuni dei nostri si sono incontrati con loro a metà strada e gli ufficiali hanno concordato una tregua fino alla mezzanotte di Natale. Invece poi la tregua è andata avanti fino alla mezzanotte del 26, siamo tutti usciti dai ricoveri, ci siamo incontrati con i tedeschi nella terra di nessuno e ci siamo scambiati souvenir, bottoni, tabacco e sigarette".


(Da una lettera scritta ai genitori da parte del caporale Leon Harris del tredicesimo battaglione del London Regiment)

Gli eventi descritti dal caporale Harris si ripeterono più o meno allo stesso modo in molti punti del fronte. In una lettera alla famiglia il bavarese Josef Wenzl racconta di essere rimasto sbigottito quando uno dei soldati a cui la sua unità stava dando
il cambio gli disse di aver passato il giorno di Natale scambiando dei doni con gli inglesi. Quando spuntarono le prime luci dell’alba del 26 dicembre vide con gli stessi suoi occhi i soldati britannici uscire dalle trincee per parlare e scambiarsi oggetti
ricordo con lui e con i suoi compagni.

Passato il primo momento di sgomento seguirono canti, balli e bevute.

"Era commovente: tra le trincee uomini fino a quel momento nemici feroci stavano insieme intorno a un albero in fiamme a cantare le canzoni di Natale. Non dimenticherò mai questa scena. Si vede che i sentimenti umani sopravvivono persino in questi tempi di uccisioni e morte".


(Josef Wenzl, lettera del 28 dicembre 1914)

A quel punto scene simili si verificarono anche tra tedeschi e francesi e tra tedeschi e belgi, anche se in misura decisamente minore: dopo cinque mesi di guerra sanguinosissima, circa un milione di vittime, molte zone del Belgio e della Francia orientale che furono occupate e dopo i massacri avvenuti ai danni dei civili da parte di soldati tedeschi, non c’è da stupirsi se i sentimenti di fraternità divennero sempre più rari. Comunque, anche tra gli inglesi ci furono morti e feriti a causa del fuoco nemico perfino durante il giorno di Natale: alcuni soldati che avevano cercato di prendere contatto con il nemico sporgendosi dai parapetti delle trincee vennero falciati dai cecchini avversari.

Chiaramente queste storie finirono presto sui giornali dell’epoca, con titoli sensazionali. Il “Manchester Guardian” del 31 dicembre 1914 apriva con il seguente titolo: "Tregua di Natale al fronte – I nemici giocano a calcio – I tedeschi ricevono
un amichevole taglio di capelli".
I quotidiani britannici per primi raccontarono invece la vicenda della partita di calcio giocata nella terra di nessuno, una zona imprecisata del fronte, da inglesi e tedeschi, che sarebbe finita 3-2 per i tedeschi.

Per molto tempo la vicenda venne considerata non sufficientemente provata dagli storici, ma nonostante ciò entrò prepotentemente nel mito.
Nel gennaio 1915 fu emesso un ordine dai vertici militari in Gran Bretagna secondo il quale fraternizzare con il nemico era ora un reato per il quale si poteva essere sottoposti a corte marziale: quel magico momento non si ripeté mai più.

A fine ottobre del 1983 Paul McCartney scrive e pubblica l’album "Pipes of Peace", con gli avanzi del precedente "Tug of War" più qualche aggiunta dell’ultimo minuto. Il 5 dicembre dello stesso anno la title track viene pubblicata come singolo e diventa il suo unico numero uno nel Regno Unito come artista solista.

Ad accompagnare il brano vi è un video in cui McCartney ha interpretato due ruoli: un soldato tedesco e un soldato britannico che si incontrano nella “terra di nessuno”, si mostrano reciprocamente le foto dei loro cari a casa e si stringono la mano.


Il testo è tratto da "I solchi della storia" di Maurizio Galli, pubblicato da Vololibero, per gentile concessione dell'editore.