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Shel Shapiro: "Mi sento ancora rock perché voglio guardare al futuro"

Shel Shapiro: "Mi sento ancora rock perché voglio guardare al futuro"
Il cantautore e produttore ha pubblicato il nuovo singolo "Vedrai Jerusalem", che anticipa il nuovo album di inediti in uscita in autunno. Tgcom24 ne ha parlato con lui

Personaggio iconico che ha fatto la storia del rock in Italia, sia in prima persona che dietro le quinte come produttore, Shel Shapiro è pronto a tornare con un nuovo album di inediti. Ad anticiparlo, dopo "Non dipende da Dio", uscito nei mesi scorsi, c'è il singolo "Vedrai Jerusalem". "Mi piace ancora rischiare ed esprimere la mia creatività - dice a Tgcom24 -. In questo brano c'è la quotidianità di oggi".

Autore, arrangiatore e produttore ma anche attore di cinema, tv e teatro Shel Shapiro è un artista a 360 gradi, testimone e protagonista delle trasformazioni culturali dagli anni 60 fino a oggi. E in un momento storico come questo non poteva fare a meno di far sentire la propria voce.



Questo è il secondo singolo sulla strada di un album di inediti che manca da quasi vent'anni. Questo periodo è stato fruttuoso a livello di ispirazione?

Capisco che possa dare questa sensazione. In realtà 'Non dipende da Dio' era stato scritto decisamente prima. Questo invece è stato scritto dopo il primo lockdown. La parte di rabbia è sicuramente frutto di quel momento, tutto il resto era già latente. E' questa incapacità a reagire che mi preoccupa. "Non dipende da Dio" parlava di quello. La tendenza ad addossare agli altri le proprie colpe, non viverle in prima persona. Capisco che non sia una cosa né facile né onesto.



Come definiresti "Vedrai Jerusalem"?

Come una specie di canzone di guerra. Un pezzo di energia, di rabbia, di disperazione. E' un misto di sentimenti e ogni volta che la sento ci avverto qualcosa di diverso. Contiene la quotidianità di oggi con tutto il suo spettro di emozioni.






L'idea di un nuovo album di inediti quindi covava già da prima dello stop per la pandemia?

In qualche modo stavo programmando di fare qualcosa del genere. L'operazione di "Love & Peace" fatta con Maurizio Vandelli due anni fa doveva essere una roba divertente per rivisitare momentaneamente dei grandi successi. Ma non era un'operazione di creatività. E io ho sempre cercato di essere uno creativo. Fare cose nuove e rischiare anche di non piacere a qualcuno lo trovo più elettrizzante. Almeno stai facendo qualcosa per il futuro e non stai usufruendo del tuo passato. Alla mia età poi, arrivare con cose nuove, è ancora più importante e sempre più raro. Quindi un po' mi compiaccio anche e spero di salire al più presto su un palcoscenico.



Tu sei stato un esponente di spicco del rock in Italia. A tuo parere che momento vive il rock: non è più capace di innovare?

Io trovo che in qualche modo anche il rap puoi inserirlo nella cultura rock di un certo tipo. Per molta gente il rock quando è nato era semplicemente una musica di trasgressione e mi pare che anche il rap e la trap oggi possano esserlo. Ovviamente non in tutti i casi ma in molti. Soprattutto sono espressione della mentalità dei ragazzi. Poi molti della mia generazione si sono fermati a Woodstock e dintorni ma altri sono andati avanti con la mentalità aperta sul futuro. Questo doveva essere il significato del rock. Guardare a cose che possono cambiare il modo di vivere e di pensare. Il rock era in qualche modo il proseguimento della beat generation che aveva cambiato il modo di comunicare.



Cosa ti piace ascoltare oggi?

Io sono un grande fan di Ghali, di Mahmood, di Dardust, di Elodie. E' gente che mi piace. In generale c'è chi è molto bravo e chi non lo è, ma è sempre stato così. Apprezzo molto quando si mescolano le culture, le diverse radici etniche delle persone. Secondo me produce delle cose bellissime. Mahmood scrive in un modo assolutamente suo e Ghali, con altri tipi di radici, è lo stesso.



L'album è previsto in autunno. A che punto sei?

Siamo decisamente a buon punto. Anche perché inizialmente era previsto per maggio però ci è sembrato un rischio di buttarlo via perché in questo momento non ci sarebbe possibilità di promuoverlo, fare concerti. Quindi pensiamo a un'uscita a settembre e vedremo di fare dei concerti in qualche teatro.



Il resto dei pezzi saranno sullo stile di "Non dipende da Dio" e "Vedrai Jerusalem"?

Chiaro che nell'album ci sono anche un paio di pezzi che ho scritto molti anni fa. Non c'è la ricerca di essere moderni a tutti i costi. La volontà è quella di rendere le canzoni piacevoli alle orecchie di oggi. Credo comunque serva del rigore, se hai scritto una canzone otto anni fa è inutile che tu finga che l'hai scritta otto giorni fa. Ci sono undici pezzi inediti sull'album, uno di questi non l'ho scritto io. Non è molto moderno forse ma è così bello che andava fatto. Basta con le marchette in funzione del mercato. Mercato e non marchette!