MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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A Sanremo la musica da sola non basta più, essere cantante non è più sufficiente




Il Festival di Sanremo punterà quasi sicuramente sulla presenza di tanti ospiti. Tra questi alcuni campioni dello sport come Alberto Tomba, Federica Pellegrini, Romelu Lukaku, Alex Schwazer, sul carisma un po’ guascone di Zlatan Ibrahimovic, che sembra vorrà esibirsi in un duetto canoro con un’altra icona del calcio, Sinisa Mihajlovic. Non si è parlato molto degli artisti e delle loro canzoni, ma c’è grande attesa per le performance del co-conduttore Achille Lauro, che dopo aver stupito nella scorse edizioni con mise sfavillanti, sarà presente ogni sera per offrire al pubblico un’esperienza tutta visiva!

Ovviamente non mancheranno sipari comici e altri momenti di spettacolo. Non c’è motivo di stupirsi: sappiamo che il Festival è un evento a tutto campo, un “contenitore universale”. Ma un pensiero affiora in tutto questo: non sarà che la musica, da sola, non è più considerata sufficiente? Non sarà che, almeno nella percezione di autori e direttori artistici, il testo e la melodia delle canzoni non bastino da soli a emozionare il pubblico e tenerlo vigile fino a tarda notte?


Il fenomeno del resto non riguarda solo il Festival di Sanremo. Gli show musicali che tengono banco in prima serata offrono tutti musica “addizionata” con qualcos’altro. Pensiamo a “Tale e quale show” dove cantanti professionisti smettono i loro panni per entrare in quelli di altri artisti, sottoponendosi al giudizio di una giuria, per capacità interpretativa e per la riuscita o meno dell’imitazione. Ancora più mimetico (e incomprensibile) è lo spettacolo dei cantanti nascosti dentro pupazzi de “Il cantante mascherato”, uno show in cui tutta l’attenzione è proiettata a immaginare quale artista vero si celi dentro una mega farfalla, una tigre colorata, un enorme coniglio o un alieno all’interno del quale un cantante ha avuto persino un malore smascherandosi prima del previsto. E la canzone, camuffata da una voce contraffatta, non ha nessun valore musicale. Nessuno. Altri format sono meno eccessivi, ma altrettanto interessanti: “Ora o mai più”, trasmesso un paio di stagioni fa sulle reti nazionali, propone una sorta di prova d’appello per cantanti rimasti per varie ragioni un po’ fuori dai circuiti e messi nelle mani di un coach per concedersi una nuova opportunità. In questo caso non c’è il divertimento dell’imitazione, non c’è la curiosità del travestimento ma c’è la storia personale, la narrazione di un possibile riscatto che aggiunge talvolta una coloritura patetica, che forse nessun artista meriterebbe.

Se la musica non basta più da sola, anche l’essere cantante non è più sufficiente. E a volte non è nemmeno necessario. Tra intrattenitori, performer, trasformisti, spuntano gli influencer, che magari a volte non hanno nessuna pretesa artistica, non scrivono canzoni, non cantano, ma portano follower, e tanto è sufficiente per regalargli un palco da musicista, un’occasione per esprimersi attraverso un’arte che non praticano.

Ci sono delle isole felici per la musica? Me ne viene in mente qualcuna: Red Ronnie col suo Barone Rosso, ad esempio. Red offre pura e semplice musica dal vivo in maniera democratica, senza legami con agenzie, senza esclusive e senza contratti con mega-sponsor. Eppure riesce a lavorare e far lavorare con la musica. Con dignità, ma soprattutto con amore per questo lavoro. Ma, in un altro ambito, anche Fiorella Mannoia, tra qualche difficoltà legata alle misure di contenimento del Covid, con il suo programma “La Musica Che Gira Intorno” è riuscita a raccontare le canzoni e a inchiodare davanti alla televisione un pubblico numeroso e attento. Canzoni indimenticabili, canzoni che bastano.