MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Torna Sanremo

Torna Sanremo. E' un'edizione particolare, segnata dal periodo che stiamo vivendo, funestato dalla pandemia e dalle polemiche sull'opportunità di realizzare questa edizione "whatever it takes", nel pieno dell'incertezza sanitaria. Personalmente, da ex Commissario artistico del Festival, ritengo, e l'ho scritto già mesi fa, che sarebbe stato meglio rimandarlo di qualche mese, alle porte dell'estate magari, quando grazie alla stagione e all'avanzamento del piano vaccinale, la situazione sarebbe stata più favorevole. Ne sarebbe sortita una edizione acronica, unica, diversa, più serena e "storica", tutta a ricordare. Un pezzo da collezione il cui valore etico e spettacolare sarebbe lievitato nel tempo, come di ogni unicità. Oggi voler andare in onda a tutti i costi getta una luce particolare su questo festival. Uno spettacolo di luci e lustrini che rilucono in un panorama malinconico, dall'iconografia sociale fatta di divieti, di zone rosse, di mascherine, teatri chiusi, bollettini di guerra sanitari, isolamento, controlli di polizia, vaccini che mancano, scandali e corruzione legati all'emergenza. E' un contrasto forte. Il pensiero va a quegli spettacoli di guerra, soprattutto americani, che portavano al fronte artisti vari a rallegrare in musica per qualche istante i soldati che il giorno dopo forse, non ci sarebbero più stati. Può sembrare un paragone forte, ma se quella che stiamo vivendo è una guerra, come ci dicono da più parti, allora questo festival "whatever it takes", forse, nelle sue tante contraddizioni intrinseche, troppi soldi spesi, troppe paillettes, troppi fenomeni e troppa voglia di "èpater le bourgeois", nella perplessità sull'opportunità di realizzarlo comunque, può regalare, speriamo, attimi di oblio e piccole gioie, e , soprattutto, quel malinconico sapore di nostalgia di un'altra epoca, di un'altra felicità, lontana, ma forse chissà, recuperabile. Domani.

Carla Vistarini