MUSICA




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Fabio Concato torna con un nuovo brano: «L'Umarell, il mio omaggio a Milano colpita al cuore»


Fabio Concato torna con un nuovo brano: «L'Umarell, il mio omaggio a Milano colpita al cuore»
di Rita Vecchio
Fabio Concato torna con un nuovo brano: «L'Umarell, il mio omaggio a Milano colpita al cuore»


MILANO - Il dialogo immaginario con una statuetta. Nasce così parola e musica di L'umarell, inedito in dialetto milanese di Fabio Concato pubblicato ieri a sorpresa sui suoi social. Un a tu per tu ironico con l'omino a cui il cantautore di 67 anni dà idealmente voce. Un omaggio prima di tutto alla sua città, Milano, devastata dalla pandemia del Covid ma un omaggio anche a tutti gli italiani.
Chi è l'umarell?
«Chi trascorre le giornate con le mani dietro la schiena, a osservare gli altri. Schiena curva e tinto di rosso, ne ho uno riprodotto. Sta lì, sul leggio del pianoforte, regalo di un amico. Mi vede suonare, cantare, camminare per lo studiolo».
E zitto, zitto
«Ha scatenato la canzone. Mi pareva di sentire mi dicesse: Fabio, che fai tu per questa emergenza? L'umarell è il mio contributo musicale alla tragedia che ha colpito Milano e la Lombardia in primis (per questo è in dialetto). Giorni di grande confusione, dove i decreti di Conte sono affidati alla coscienza di ognuno. Canzone registrata con il telefonino».
Nel finale c'è un Ciao Enzino
«Faccio la parte del pirla, ma il pensiero finale va a Enzo Jannacci, uno dei padri della canzone. Gli avrei chiesto di cantare con me le strofe».
Le manca?
«Molto. Come a tutti. Mi addolora vederlo dimenticato da radio e tv. Prima della quarantena, c'era l'idea con Paolino (Jannacci, ndr) di cantare insieme parti del repertorio del padre».
Facciamo un appello al sindaco Sala per un live?
«Potremmo, sì. Politicamente, in questa situazione, il governo regionale ha commesso errori: basterebbe un chiedo scusa, per responsabilità nei confronti dei morti».
Lei ha usato la canzone popolare per temi importanti.
«È uno strumento potentissimo che arriva al cuore. Mi sembra che oggi manchino autori. Quando ascolto i rapper o i trapper - e alcuni scrivono da osservatori intelligenti, come Fabri Fibra - non li riesco a distinguere l'uno dall'altro: ai brani mancano armonia, musica, melodia, ingredienti che hanno fatto grande la nostra canzone. Parlo da vecchio rinco?».
No, anzi. Mi viene in mente il suo Ballando con Chet Baker.
«Un disco che più passa il tempo e più mi piace. Perché non è vero che tutte le canzoni sono piezz' e core. Ho i miei preferiti».
Tipo?
«In viaggio, Tutto qua, Telefono azzurro o Gigi, canzone per mio padre che mi commuove tanto».
E Fiore di maggio
«Dedicata a mia figlia Carlotta, che a luglio mi farà diventare per la prima volta nonno. E sono felice».
Wow, auguri. Ultima domanda: in Domenica bestiale la sua bella Milano sonnecchiava. Come oggi.
«A me piace pensare che dopo questo sberlone sulla testa, magari sarà meglio di così. Che impareremo dagli errori».