MUSICA




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Francesco De Gregori: 'Mai pensato solo alle vendite...'


Il "grande schivo" del cantautorato italiano autorizza per la prima volta in oltre cinquant'anni di carriera la pubblicazione di un volume ufficiale le cui lavorazioni hanno visto uno storico della canzone - e non uno qualunque, ma Enrico Deregibus, che al Principe ha dedicato già altri volumi che hanno ricevuto l'apprezzamento del diretto interessato - analizzare e decifrare i testi delle sue canzoni. "Francesco De Gregori. I testi. La storia delle canzoni", 720 pagine, in libreria dal 30 settembre per Giunti, è stato presentato questa sera 4 ottobre all'Auditorium Parco della Musica di Roma a conclusione dell'ultima giornata della fiera editoriale "Insieme", con un incontro che ha visto lo stesso Francesco De Gregori dialogare con Deregibus e con il due volte Premio Strega Sandro Veronesi: "Avere per le mani cinquant'anni di lavoro è emozionante. Non mi sono mai reso conto di aver scritto tutte queste canzoni. Ritrovarsele adesso tutte quante con questo bel peso è una sensazione strana, soprattutto per un uomo che nella sua vita ha sempre sostenuto che i testi delle canzoni da soli non vanno letti. Se ho cambiato idea? No, la penso ancora così".

E allora cosa l'ha spinto ad autorizzare l'operazione? "L'ho fatto un po' per narcisismo e un po' per correggere gli errori che si trovano nelle analisi dei miei testi su internet. L'altro giorno sono andato a cercare il testo de 'La storia' e ho trovato questa versione: 'La storia siamo noi, nessuno si senta un fesso' (offeso, nella versione originale). In casi del genere l'autore, soprattutto se vivente, ha il diritto di intervenire e correggere. Io volevo consegnare a futura memoria i testi così come li ho scritti". (...)
Sollecitato dalle domande e dalle osservazioni di Veronesi e Deregibus, De Gregori non ha mancato di guardarsi indietro e rivendicare certe scelte fatte nel corso della sua carriera:

"Ho sempre avuto assoluto disinteresse verso l'esito commerciale dei miei dischi, altrimenti non avrei scritto canzoni come 'Bambini venite parvulos' o 'Disastro aereo sul canale di Sicilia'. Certo, quando uscivano i miei lavori avrei pure portato l'acqua con le orecchie a Pippo Baudo, ma il successo non era l'obiettivo principale. Sono sempre stato a cavallo tra la mia necessità di esprimermi attraverso le canzoni e l'esigenza di rispettare le regole dell'industria culturale, che non ho certo inventato io".

E si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa:

"Un giornalista a cui non stavo simpatico e che lavorava per un grosso settimanale di musica voleva intervistarmi a tutti i costi e io accettai, durante la promozione dell'album 'Scacchi e tarocchi'. Sulla copertina fece scrivere: 'Scacchi, tarocchi e baiocchi', ripetendo nel pezzo più volte, tra le righe, che avevo fatto quel disco solo per denaro. Mi ha portato sfiga: quello è stato il disco che ha venduto di meno della mia carriera".

Deregibus, già autore nel 2003 di "Quello che non so, lo so cantare" e nel 2015 di "Mi puoi leggere fino a tardi", ha commentato a proposito della collaborazione con De Gregori:

"Mi ha lasciato carta bianca. Non solo autorizzando l'analisi dei testi, ma anche delle schede critiche contenute nel volume".



Ha molta ragione, Francesco De Gregori, quando lamenta che i testi delle sue canzoni siano travisati dai (troppi) siti, alcuni autorizzati e la maggioranza no, che li riportano.(...)

La situazione, da allora, non è migliorata, anzi. E sarebbe gran tempo che chi rappresenta gli autori di testi intervenisse decisamente in proposito, anche per pretendere - come sarebbe giusto e doveroso - che i testi delle canzoni pubblicati su Internet fossero sempre corredati dai nomi di chi li ha scritti. (fz)