MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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La bella gioventù degli One Direction


La band anglo-irlandese seguita da milioni di teenager nel mondo. E nasce un enorme giro d’affari

Una volta c’era il diario. Gonfio per le fotografie degli idoli pop del momento incollate fra le pagine. Duran Duran (altro livello musicale, erano una vera band), Take That e Jonas Brothers, dipende dalla generazione di riferimento, finivano circondati da cuoricini e frasi da Bacio Perugina e sommersi da grida isteriche. La vecchia agenda per i compiti funziona ancora, ma il segnale di appartenenza, la dichiarazione di fedeltà eterna (pronta per essere tradita quando spariscono i brufoli), si fa sul web.

Per gli One Direction, quintetto anglo-irlandese, tutti fra i 18 e i 20 anni, si sono mosse in 7 milioni Twitter e in 10 milioni su Facebook. Sono le Directioners, organizzatissimo esercito di teenager conquistate dalle facce da bravi ragazzi di Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan e Zayn Malik. Su internet usano nickname come harrywife, aggiornamento in chiave 2012 dello «Sposerò Simon Le Bon», 1Dlaura e via di creatività anagrafica. La febbre cresce. Il 13 novembre esce «Take Me Home», secondo album della boyband scoperta due anni fa dalla versione inglese di X Factor. Col primo sono stati la prima band brit della storia, manco i Beatles per dire, a raggiungere il numero 1 della classifica americana con il disco di debutto. Le truppe sono già in movimento.

Il video di «Live While We’re Young», pubblicato a settembre, ha oltre 60 milioni di visualizzazioni su YouTube ed è caccia aperta agli inviti per «X Factor» che li avrà ospiti a Milano il 1° novembre. Ma la musica non è l’unico modo per conquistarsi un pezzo del mito. Magliette, felpe, lenzuola, asciugamani e cover per l’Iphone sono in vendita sul loro sito. E sono in arrivo nei negozi le bambole, cinque fidanzati ideali per la Barbie (anche se li produce il concorrente Hasbro), con i volti dei cinque. Squadra che vince (e che vende) non si cambia, spiega Louis. «Ad essere sinceri il nuovo album non sarà molto diverso dal primo. L’unica differenza è che in alcune canzoni ci saranno delle chitarrone e la batteria bella pesante. E i testi, ne abbiamo scritti gran parte noi, saranno messaggi positivi, rilassanti, non complessi. Anche se, leggendoli in profondità ci si potrà trovare altro».

Eloquio da calciatori, come i numeri che girano attorno al fenomeno e trasformano ogni notizia, anche un nuovo taglio di capelli, in un affare di stato. «Sentiamo pressione, ma è positiva – continua Louis —. Ci spinge e ci stimola, anche se poi finisce che la gente giudica le nostre vite private». Pressione e attenzione, quindi paparazzi ovunque. «Siamo visti come un esempio ed è molto importante mantenere una buona immagine. Ma non abbiamo paura di uscire ogni tanto e bere un po’. Del resto è quello che fa ogni ragazzo della nostra età. Non si può pensare che a 18-20 anni uno non vada in discoteca e non si ubriachi… Lo facciamo senza eccessi e non facciamo nulla che non si debba fare». Segno del cambiamento d’epoca. In «My Generation» gli Who, era il 1965, gridavano «voglio morire prima di diventare vecchio». Gli One Direction si sfogano col più innocente «Viviamo finché siamo giovani». «Non avevamo mai pensato a questo paragone — analizza Louis —. Il messaggio della canzone è un invito a divertirsi, essere spontanei».

La definizione boyband, spesso viene usata come una clava dalla critica e come un insulto dagli appassionati. «In fondo lo siamo. Siamo ragazzi e siamo in una band — ammette —. Non ci adeguiamo però allo stereotipo del passato: evitiamo di vestirci allo stesso modo o di fare quegli sciocchi passi di danza». Ci sono già i primi tentativi di imitazione, ma quando due anni fa si sono presentati alle selezioni del talent show le boyband sembravano una strada senza via di uscita, un fenomeno del passato. I cinque manco si conoscevano e si erano presentati sperando in una carriera da solisti. È stato quel genio del male di Simon Cowell a dirgli, o vi mettete assieme o ve ne andate a casa. «Per quanto è accaduto velocemente non abbiamo nemmeno avuto il tempo di pensarci. Ogni settimana pensavamo solo a come passare alla puntata successiva. Testa giù e al lavoro…». La storia insegna che da una boyband esce una sola star e gli altri vengono risucchiati nell’anonimato. «Noi non abbiamo un cantante solista e gli altri che se ne stanno in secondo piano. Ognuno di noi ha buone possibilità per cantare. Per il futuro chissà. Intanto va bene così». Boyband 2.0 (anche se ormai in rete il concetto è vecchio) può andare bene? «Un bel titolo, va bene».

Andrea Laffranchi
http://www.corriere.it/spettacoli/12_ottobre_19/laffranchi-one-direction-intervista-videoclip_67e011e4-1a1e-11e2-86bd-001bc48b3328.shtml

One Direction - Live While We're Young


One Direction - Live While We're Young