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Belen, Morgan, la droga e Sanremo: quando la moralità va a corrente alternata

Ora che nell’inchiesta su Cocainopoli è spuntato il nome di Belén Rodriguez, candidata alla conduzione del prossimo Festivalone, ricominciano le prove coreografiche del balletto del sì e del no, si rintona il coro di condanne e ritrattazioni alzato per il caso Morgan nella passata edizione. Alla notizia che la soubrette sudamericana ha partecipato alle rituali sniffatine milanesi, il sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato ha subito dichiarato di non gradire più la sua presenza: «Non accetto di associare alla mia città qualcuno che non abbia una moralità certa e se Belén ha fatto uso di droga, a questo punto non mi fa piacere vederla sul palco dell’Ariston». Giusto o sbagliato, perlomeno coerente con la linea dura sposata lo scorso anno.

Ma qui si tratta di rinunciare a una figura ben più comoda di Morgan, si tratta di perdere Nostra Signora dei calendari, tormento della telefonia mobile, attuale regina degli spot e del pettegolezzo, l’intrattenimento estetico che assicurerebbe l’interesse degli italiani per un festival sempre a rischio di tracollo. Allora è il caso di immaginare dei distinguo, di sottilizzare sulle sfumature e di ingranare in tempo la retromarcia per evitare incidenti diplomatici con l’azienda: «Non sta al sindaco di Sanremo fare il giudice né tantomeno prendere il posto della Rai e scegliere chi condurrà il festival - ha spiegato Zoccarato - La situazione della showgirl argentina mi sembra diversa da quella di Morgan che fece dichiarazioni a favore del consumo di droga, e spero vivamente che lei non le farà, a tutela della sua stessa immagine, del suo futuro e del successo che merita».

Quindi stavolta non se ne fa una questione di moralità, d’altronde, tra cocainopoli, vallettopoli, tangentopoli, calciopoli, dell’antica polis greca resta sì l’idea di uno stato indipendente, ma soprattutto dall’etica. Stavolta non ci si appella al dovere del servizio pubblico di punire atteggiamenti poco consoni e poco esemplari, semmai è affare di forma e di sede: «Belén Rodriguez è una persona che sta collaborando con la giustizia e questo è già un grande merito. Di sicuro la sua situazione è ben diversa da quella del cantautore che è stato escluso dall’ultima edizione di Sanremo». Punti di vista.

Quello di Morgan è esattamente inverso. Ci tiene a dire che paragonare i due casi è pura follia: «La mia estromissione è divenuta motivo di dibattito sociale alto. Belén, invece, della droga ha dovuto parlare sotto costrizione». Poi l’affondo: «Quella di Belén è apologia perché lei si va a fare lo sballo in discoteca, che è una cosa che io ho assolutamente ripudiato. Io ne facevo un discorso creativo e farmacologico, al limite. Come l’hanno fatto tantissimi altri artisti prima di me come William Burroughs, David Bowie, Lou Reed, David Sylvian, Carmelo Bene... Da una parte ci sono io, che ho espresso argomentazioni, dall’altra abbiamo una colta con le mani nel sacco. Io il sacco non ce l’avevo».

In effetti Morgan si lasciò andare di propria iniziativa alle dichiarazioni sui benefici del crack e poi ne ammise la superficialità cercando di dibattere in vari programmi televisivi, scusandosi all’occorrenza ma ottenendo poco perdono in cambio. Qualche giorno fa ha chiesto, attraverso il suo legale Giampaolo Cicconi, la registrazione dell’intervista pubblicata su Max che gli costò l’epurazione da Sanremo (bizzarro è che nessuno degli inquisitori si sia finora preso la briga di ascoltare la conversazione incriminata). Si è rivolto al Garante della Privacy perché non fu consegnata quando richiesta dall’artista e perché era da ritenersi non pubblicabile nella parte in cui si riferiva a dati sensibili, attinenti al suo stato di salute. Inoltre ha chiesto il risarcimento dei danni subiti, che dovrebbe essere lauto visto che non è neppure stato riconfermato nella giuria di X Factor.

Insomma a seconda di ciò che si stabilirà per la futura conduzione della Rodriguez, si capirà se in questioni di essenza l’apparenza sia ancora determinante, se faccia differenza l’aria da cerbiatto pentito o da leone che lotta per la propria posizione. Altro discorso è poi stabilire se in generale l’uso di sostanze stupefacenti debba avere rilievo nella vita professionale di una persona. Intanto Morgan sposta il centro del problema “altrove”, come il titolo della sua celebre canzone: la verità è che «Belén bisognerebbe tenerla fuori dal Festival al di là della droga, perché non rappresenta nulla».

Simona Orlando

www.ilmessaggero.it